giovedì 23 febbraio 2012

LA “BUTTERFLY” DI GIORGIO FERRARA E’ UNA VERA “TRAGEDIA GIAPPONESE” in Il Riformista el 22 febbraio

LA “BUTTERFLY” DI GIORGIO FERRARA E’ UNA VERA “TRAGEDIA GIAPPONESE”
Beckmesser


Al debutto con la regia lirica, Giorgio Ferrara prende alla lettera l’indicazione di Illica, Giacosa e Puccini secondo cui “Madama Butterfly” è una “tragedia giapponese”. Scenografia essenziale: quinte ore e fondali spesso giallo-arancione (il colore del lutto nella tradizione nipponica), riferimenti al teatro Ño ed anche al quello delle marionette (dell’Estremo Oriente), coro immobile (come nelle tragedie greche) gesti misuratissimi dei cantanti e cenni alla scultura del Sol Levante (ottimo quello della scena dell’attesa di Butterfly, Suzuki e del bambino) durante il coro a bocche chiuse e l’intermezzo. Molto raffinato, ma distinto e distante dal pathos melodrammatico strappa-lacrime a cui il pubblico si è negli anni abituato, ad esempio dall’allestimento firmato da Aldo Trionfo (che per trent’anni si è visto al Teatro dell’Opera, pur se nelle ultime stagioni sostituito con quello di Stefano Vizioli, concepito per il Teatro Comunale di Bologna). Alla “prima”, il pubblico ha gradito.
Lo spettacolo, che ha debuttato a Roma il 21 febbraio, è coprodotto con il Massimo di Palermo dove si vedrà all’inizio di settembre: il cast resta sostanzialmente lo stesso.
La direzione musicale è affidata a Pinchas Steinberg, che ha scavato negli aspetti più raffinati della complessa scrittura pucciniana in cui venti temi principali vengono intrecciati. Daniela Dessì è una Butterfly più statuaria (in linea con l’approccio della regia) che tenera adolescente; veterana nel ruolo fa gran sfoggio delle difficili “mezzo voci”, Una vera scoperta il giovane tenore siberiano Alexey Dolgov, poco americano nel “look” ma con un fraseggio perfetto. Tra gli altri, spicca lo Shapless di Audun Iversen.

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