venerdì 10 febbraio 2012

LINEE GUIDA PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE in Il Riformista 10 febbraio

I LIBRI DEI MINISTRI- CORRADO CLINI
LINEE GUIDA PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Giuseppe Pennisi
A dieci anni di distanza, una vasta delegazione OCSE è venuta a Roma per esaminare la performance ambientale dell’Italia. Nel 2002, la politica ambientale italiana era ancora agli inizi, specialmente sotto il profilo della definizione del quadro istituzionale. Allora la missione OCSE si concluse con 64 raccomandazioni. Oggi è iniziata con una pagella puntigliosa secondo la quale solamente 27 delle 64 si sarebbero tradotte in azioni. Negli incontri dei giorni scorsi (la missione termina oggi venerdì 10 febbraio) è stato ampiamente chiarito che così presentati i numeri traggono in inganno. In effetti, è stato fatto molto di più di quanto può apparire ad una lettura superficiale. O lo si è fatto specialmente in materia d’architettura istituzionale.
Il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, segue da anni questi temi in quanto, prima di assumere l’attuale incarico, poiché dal 1991 (ossia per circa vent’anni) è stato Direttore Generale del dicastero. Sono, comunque, argomenti che provocano sempre nuovi stimoli . Soprattutto con l’ausilio di letture fresche.
Interessante un saggio di Larry Catá Backer della Pennsylvania State University pubblicato di recente sul Pacific McGeorge Global Business & Development Law Journal. Il lavoro traccia come si può andare da un institutional misalgnment (carente quadro institutional) ad una socially sustainable governance (regole socialmente sostenibili) , prendendo l’avvio dei principi-guida del progetto delle Nazioni Unite Protect, Respect and Remedy (Progetti, Rispetta e Correggi). Il lavoro è un vero e proprio manuale operativo per indicare come i principi-guida ONU possano essere plasmati per tenere conto di esigenze specifiche dei singoli Stati. Si lega anche con la varie iniziative (tra cui in Italia quella Cnel-Istat) per integrare con indicatori sociali ed ambientali gli indici consueti della contabilità econonomica nazionale (in primo luogo il Pil).
Su una linea analoga lo studio di Elena Costantino, Maria Paolo Marchello e Cecilia Mezzano s come la responsabilità sociale può essere il grimaldello per lo sviluppo sostenibile a livello locale. Il lavoro, pubblicato dalla Fondazione Eni Enrico Mattei come Working Paper No 109, 2010 , pone l’accento sul capitale sociale e sulla rete d’interazione tra soggetti a livello locale come strumento per lo sviluppo sostenibile.
Ciò non vuole dire , però, che non sia necessaria un’architettura istituzionale formale. La risposta viene data da due economisti romeni, Andreea Oana Iacobuta e Ion Pohoata nel lavoro presentato al Quarantottesimo Congresso Europeo dell’Associazione di Scienze Regionali, pubblicato di recente negli atti dell’iniziativa. Il lavoro è un caso di studio di cosa si è tentato in Romania, dei successi e dei fallimenti. Si resta con l’impressione che in materia di contesto istituzionale per lo sviluppo sostenibile, improvvisare non giova.
Ciò riguarda ancora di più i Paesi in via di sviluppo che, secondo Valeska Groenet e Ben Zissimos (CESifo Working Paper N0 3686) stanno diventando “il Paradiso dell’inquinamento e degli inquinatori”.

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