giovedì 1 settembre 2011

TUTTI PAZZI PER MAHLER E LA SUA SINFONIA DEI MILLE Il Riformista 2 settembre

TUTTI PAZZI PER MAHLER E LA SUA SINFONIA DEI MILLE
Beckmesser

Molto applaudito come direttore d’orchestra, apprezzato principalmente in Olanda ed in poche città tedesche come compositore, contrastato come innovatore in uno dei maggiori teatri d’opera – quello Imperiale di Vienna- Gustav Mahler usava dire Il Mio Tempo Verrà, come Gastón Fournier-Facio intitola la monumentale raccolta di saggi in suo onore (Il Saggiatore 2011) . A cent’anni dalla sua morte ed a centocinquanta dalla sua nascita, c’è una vera e propria sfida ad eseguire Mahler – anche il suo lavoro più complesso, “La Sinfonia dei Mille” così chiamata perché richiede 1030 esecutori tra orchestra , coro e solisti. Raramente ascoltata dal vivo in Italia (ne ricordo un’esecuzione a ranghi ridotti – 400 esecutori- a Bologna nell’autunno 1979), è stata scelta per inaugurare il Festival MiTo a Torino (primo settembre), la sezione sinfonica della Sagra Malatestiana a Rimini (5 settembre) e la stagione concertistiva dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma (22-23-24-ottobre). A Torino ed a Rimini, per rendere possibile l’attuazione del progetto il direttore musicale Gianandrea Noseda unisce l’orchestra ed il coro della Rai con quelli del Teatro Regio e vi aggiunge il coro del Maggio Musicale Fiorentino (potenziati con un coro di voci bianche). I solisti sono un cast da fare invidia alle maggiori formazioni sinfoniche mondiali. Con un cast sempre di alto livello, dal 22 al 24 ottobre, Antonio Pappano inaugurerà a Roma la stagione sinfonica dell’Accademia di Santa Cecilia sempre con la Sinfonia dei Mille; i complessi dell’Accademia verranno rafforzati con quelli del China National Chorus.

A Roma nell’ultimo anno, due grandi orchestre sinfoniche si confrontano a Roma eseguendo l’integrale delle sinfonie del compositore nell’arco di poco più di un anno: una antica e celeberrima, l’Orchestra sinfonica dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, e una nata una decina di anni fa, l’Orchestra Sinfonica di Roma (Osr) della Fondazione Roma. Una doppia maratona unica in Italia e una delle rare in Europa, un evento davvero eccezionale che sta interessando la stampa musicale di tutto il mondo. A "scontrarsi" sono due complessi differenti non solo per anzianità anagrafica (oltre tutto l’Orchestra Sinfonica di Roma ha musicisti mediamente sui 33 anni), ma anche per dotazione finanziaria: il budget di Santa Cecilia (che accanto alla sinfonica ha una programma di cameristica, una scuola d’opera, una videoteca e un museo di strumenti musicali) è circa dieci volte quello dell’Osr, uno dei rarissimi complessi musicali che non riceve alcun sussidio pubblico ed è finanziato unicamente da una fondazione culturale-sociale e da un’associazione di abbonati. Anche i prezzi sono differenti: quelli per i concerti della Sinfonica romana sono meno della metà di quelli di Santa Cecilia. Quindi, il pubblico dell’Osr è spesso composto di giovani e pensionati. Una curiosità: la Sinfonica romana suona nell’Auditorium di via della Conciliazione, dove sino a un paio di lustri fa (ossia prima della creazione del Parco della Musica) suonava la Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. A differenza dell’integrale Mahler offerta (nell’arco di otto anni) da Santa Cecilia a cavallo tra la fine del Novecento e l’inizio del nuovo secolo (quando si avvicendarono numerosi direttori d’orchestra, spesso replicando le stesse sinfonie), si tratta di due maratone compatte: nella Sala Santa Cecilia, cinque sinfonie sono affidate a Antonio Pappano, due a Valery Gergiev e la altre a Mikko Franck e Andris Nelsons, tutti direttori di grande fama internazionale; all’auditorium di via della Conciliazione, Francesco La Vecchia si prenderà carico invece dell’intero ciclo. Nel corso dell’anno, La Vecchia offre l’integrale di Mahler anche a Budapest e a Seul.
La “Sinfonia dei Mille” in mi bemolle maggiore richiede preparazione non perché sia particolarmente lunga (meno di 80 minuti) ma poiché è costruita su due parti apparentemente molto distinte: una trascrizione in chiave tardo romantica del Venir Creator e la scena finale della seconda parte del “Faust” di Goethe. Mahler è stato per anni affascinato dalla seconda parte del “Faust”, in particolare dal rapporto sensuale del protagonista con Elena di Troia e della redenzione tramite il lavoro per il bene comune (piuttosto che tramite il pentimento). Mahler - era diventato un attento studioso degli “Atti degli Apostoli” e era convinto che la premessa concettuale di Goethe fosse nel “libro ottavo” di tali Atti e le vicende di “Faustus” ivi narrate. Sotto il profilo musicale, Mahler giustappone una prima parte molto compatta con una dilatata e quasi melodrammatica; tuttavia, non solamente numerose idee musicali sono le stesse e richiami tematici interni collegano i vari episodi ma nel finale ritorna il moto ascendente del Venir Creator : culmina in un fortissimo a piena orchestra con concertato e doppio coro nel Das Ewig Webliche/Zeith uns hinan (“L’eterno femminino / ti porta in alto accanto a sé”).
Difficile dire se Mahler fosse credente o se il suo battesimo in pompa magna fosse un passo obbligato per diventare direttore dell’Opera Imperiale dove per dieci anni dovette combattere intrighi di ogni genere che forse influirono negativamente sull sua condizione cardiaca. Probabilmente Il Venir Creator è una tappa verso lo Zen del sesto e ultimo movimento, Der Abschied (l’Addio) del Das Lied von der Erde (il Canto della Terra ) –il suo addio all’esistenza terrena.
Una curiosità sia Noseda, sia Pappano, sia La Vecchio vengono dall’opera lirica e la “Sinfonia dei Mille” è altamente teatrale (come dimostrano le stesse didascalie vergate da Mahler). Eppure nessuno ha pensato a cosa potrebbe essere una sua rappresentazione scenica facendo uso di “effetti speciali” resi possibili dalle nuove tecnologie digitali.


Nessun commento: