InScenaIl grande inquisitore fa capolino al Mi.To di Giuseppe Pennisi
Nonostante il successo di pubblico, Leggenda di Alessandro Solbiati, commissionata nell'ambito del Mi.To e in scena a Torino fino al 27 settembre, faticherà a trovare spazio nei teatri stranieri. L'ostacolo principale è dettato dall'enorme organico, che comprende due orchestre in buca, due gruppi di strumenti a percussione, una celesta, nonché un impianto elettroacustico.
I 90 minuti si snodano in un prologo, quattro scene, e un epilogo. Si va dalla Russia di Dostoevkij alla grande piazza di Siviglia del Cinquecento, fino a un carcere claustrofobico, per approdare infine al deserto. Il lavoro segue La Leggenda del grande inquisitore de I Fratelli Karamazov: se Cristo tornasse sulla terra, le gerarchie lo condannerebbero al martirio perché predica la felicità e la libertà del singolo e non della massa diretta verso una felicità comune. La regia, le scene, i costumi e le luci sono curati da Stefano Poda: si tratta di un impianto unico, con una vasca d'acqua in proscenio. Il tenore Mark Milhofer è un efficace Ivan, il soprano Alda Caiello un buon Alessio, mentre il baritono Urban Malmberg interpreta un valido Grande Inquisitore. Il soprano Laura Catrani e il basso Gianluca Buratto hanno gli intensi ruoli della Madre e dello Spirito del Non Essere. Il vero prodigio però è Gianandrea Noseda alla guida delle due orchestre, nonché di un ensemble situato nell'ala desta della galleria. Il direttore d'orchestra si cimenta con una partitura complessa e fortemente timbrica. (riproduzione riservata)
Inquisitore Alda Caiello
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