CIO’ CHE SERVIREBBE E CHE I MERCATI CHIEDONO
Giuseppe Pennisi
Debito: serve un taglio del valore attuale Chiunque ha contezza di elementi di base di matematica finanziaria o anche solamente di ragioneria sa che agli operatori interessa non tanto il rapporto tra lo stock di debito nominale ed il Pil nominale ma quale è il valore attuale (ossia di oggi) del debito che dobbiamo rimborsare domani o dopodomani. Nelle ultime cinque settimane tale valore attuale finanziario è cresciuto rapidamente (a ragione del maggior costo per piazzare i nostri titoli) mentre il Pil ristagnava. Occorre, quindi, operare speditamente sia sul valore attuale del debito futuro sia sulla crescita (l’aumento del Pil).
Pensioni: resta l’anomalia del semi-contributivo Nel 1995, Italia e Svezia hanno effettuato riforme fotocopia ma la Svezia ha attuato un periodo di transizione di tre anni e sta portando l’età “normale” della pensione a 70 anni mentre in Italia si discute su come completare la transizione. Il debito previdenziale pro-capite attualizzato è diminuito in Svezia mentre in Italia è aumentata sia la spesa previdenziale rispetto a Pil (perché il reddito nazionale si è contratto) sia il debito previdenziale attualizzato procapite. Sarebbe facilissimo eliminare l’anomalia, e rinfrancare i mercati, attuando per tutti il contributivo come si è fatto in Svezia dal 1999.
Privatizzazioni: strategia puntuale ed un’agenda precisa Occorre una strategia puntuale con un’agenda precisa ed un cronogramma altrettanto ben definito. L’Istituto Bruno Leoni stima che solo cedendo le quote del Tesoro di aziende ed il patrimonio immobiliare pubblico si potrebbero incassare 200 miliardi di euro; quasi altrettanto a livello regionale e municipale. I potenziali acquirenti non mancano. Il primo ente da privatizzare è la RAI; il digitale terrestre fa sì che il servizio pubblico è meglio garantito da televisioni controllate su base locale. Stime analoghe sono state fatte da Società Libera tempo fà. La “manovra” prevede vaghi auspici. I mercati vogliono un programma puntuale e la fine dell’anomalia Rai.
Liberalizzazioni:i troppi interessi impediscono di agire Il quadro è analogo, con due aggravanti. Da un lato, la liberalizzazione dei servizi pubblici locali è parte integrante della politica europea di crescita e modernizzazione. L’Italia la ha recepito tardivamente , tirandosi, però, indietro nel settore idrico tramite un referendum abrogativo a cui non si è data alcuna risposta normativa. Da un altro, per il comparto dei taxi, è stata approvata, proprio nella manovra, una deroga che ha sorpreso il resto del mondo dove tali servizi sono liberalizzati da decenni. Un cattivo esempio che potrebbe essere seguito da molti altri in base a pressioni particolaristico-clientelari.
Conti pubblici I nostri partner sono quanto meno sbigottiti dal pullulare delle “contabilità speciali” , fuori bilancio, (il solo Ministero dei Beni Culturali ne ha 324); esse rendono impossibile trasparenza e sana gestione della spesa pubblica . Dovrebbero sparire ai sensi della legge 196/2009 ma sono coriacee. Ai tempi del Governo Amato nel 1992, per confortare i mercati bastò un decreto per farle chiudere da un giorno all’altro (facendo affluire i cospicui residui alla Tesoreria Generale dello Stato). Quatte, quatte sono riapparse. Perché – si chiedono i mercati – tra un cambiamento e l’altro della manovra, nessuno le ha spiazzate via?
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