I LIBRI DEI MINISTRI- PAOLO ROMANI
LA CRESCITA COLBERTIANA E QUELLA LIBERALE
Giuseppe Pennisi
Tutti pare che vogliano mettere bocca sul “programma di crescita”, essenziale non solo per fare ripartire l’economia ma soprattutto per evitare che gli effetti della “manovra di Ferragosto” siano troppo pesanti in termini di produzione, occupazione e reddito. In un ultima analisi, sarà il Ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani, a dover mettere il suggello sul programma “sviluppo” (anche se altri ritengono, a ragione o a torto, che sia affar loro). Tra i tanti testi, tre sono particolarmente importanti per cercare ispirazione in questo complesso e delicato incarico.
Il primo è un lavoro di Dan Ciuriak , un economista canadese che si è fatto un nome per avere previsto i guai dell’eurozona. Nel suo ultimo lavoro, “The Return of Industrial Policy” analizza, in base a dati Banca Mondiale, Ocse e Unctad come le “politiche industriali” stiano tornando di moda, come si suggerisce anche dalle parti più colbertiane di Via XX Settembre: individuare “campioni nazionali” (attuali e potenziali), puntare su di essi (anche pilotando il gioco del libero mercato), e farli diventare “campioni internazionali”. Per chi non lo ricorda Jean-Baptiste Colbert fu il Ministro di Luigi XIV che non scrisse un solo articolo ma in migliaia di decreti diede corpo all’intervento pubblico per pilotare l’economia.
Tuttavia un lavoro fresco di stampa del Cambridge Center for Business Research (Working Paper n. 422) Suzanne Konzelmann del Birkbek College e Marc Fovarque-Davies della Università di Londra, contrappongono che il capitalismo occidentale non è affatto in crisi: E’ in acque incerte il suo travisamento da parte di keynesiani e neo-keynesiani a cui attribuire gran parte della responsabilità delle difficoltà attuali inve compresa la crisi del debito sovrano.
Il testo che più sta appassionando il Ministro è un libro di S.A.S Hans-Adam II, Principe Regnante del Liechtenstein : circa 250 pagine , appena pubblicate in italiano nella collana “mercato, diritto e libertà” dell’Istituto Bruno Leoni. Il volume – “Lo Stato nel Terzo Millennio”- contiene un vero e proprio programma di sviluppo economico nell’era della globalizzazione scritto da un cattolicissimo Principe di un cattolicissimo Principato (i cui 34.000 abitanti sono tra i più floridi del mondo). Contiene anche un’appendice con una bozza di Carta Costituzionale per favorire la crescita ed il benessere di tutti (da adattarsi alle situazioni specifiche dei singoli Paesi). Il libro da un breve sguardo al passato anche alle riforme costituzionali attuate nel Principato ed al ruolo della Fede nello sviluppo (argomento, si sa, molto di moda alla Banca mondiale e da qualche settimana pure al Fondo monetario). Tratteggia, poi, politiche, strategie e programmi per l’istruzione, i trasporti, la finanza pubblica e gli altri compiti dello Stato, una mappa , o meglio, un “baedeker” libera-liberista che farebbe la gioia di Antonio Martino e rassomiglia molto al programma con cui l’attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si presentò agli elettori nel 1994. E’ roba vecchia? O roba nuova, visto che è stata programmata ma mai attuata? E come la prenderanno i colbertiani di Via XX Settembre?
Un tempo i vari Statarelli di cui era composta l’”espressione geografica chiamata Italia” si rivolgevano a Stati stranieri per mettere ordine. Adesso, si è pensato che questo ruolo potesse essere svolto dall’Unione Europea e dall’eurozona. Forse, data la situazione, un “Principe Regnante” può essere più efficace.
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