martedì 13 settembre 2011

CINQUE DOMANDE Avvenire 14 settembre

CINQUE DOMANDE
Giuseppe Pennisi

Cosa si intende per spread?
In senso letterale il verbo “to spread” vuol dire “stendere, ampliare”. In senso finanziario, lo “spread” è la distanza tra il tasso d’interesse per acquistare un titolo e quello richiesto per comprarne un altro e riflette il rischio percepito da chi acquista: quanto più si pensa di rischiare tanto più si è vuole essere remunerati da un interesse elevato. Nell’eurozona il titolo considerato, a torno o a ragione, meno rischioso sono i buoni del Tesoro decennali tedeschi. Lo “spread” viene misurato in punti – un punto è un decimo di percentuali. Quanto maggiore è il differenziale (“spread”) in punti tanto maggiore è la percezione del rischio che si corre acquistando un titolo italiano, spagnolo, greco, portoghese.
Perché lo spread BTP-BUND sale?
I mercati internazionali temono che prima o poi l’Italia sarà insolvente, ossia non rimborsi i titoli alle scadenze (in linguaggio tecnico un “default”) e, quindi, chiedono una maggiore remunerazione per il rischio in cui incorrono riempiendo le loro cassa forti (o più semplicemente le loro scritture contabili) di titoli italiani invece di titoli tedeschi. Non fa alcuna differenza che si sia in un’unione monetaria e sia i titoli italiani sia i titoli tedeschi siano espressi in euro. Negli USA lo “spread” tra le obbligazioni emesse dallo Stato della California (in serie difficoltà finanziarie) è quelle emesse dallo Stato del Texas è molto vasto. Lo spread aumenta se i mercati ritengono, quale che sia la ragione, che il rischio di insolvenza cresce a causa di politiche economiche da essi giudicate non adeguate.
Esiste una soglia limite?
Quanto maggiore è lo “spread” tanto maggiore è il costo per finanziare i titoli del proprio debito pubblico. Cresce, quindi, sia lo stock di debito sia l’onere per rimborsarlo. Il caso analogo (anche se è estremo) è quello dell’unione monetaria tra Argentina e Stati Uniti che crollò nel 2002; alla vigilia del ritorno al peso (con conseguente maxi-svalutazione) lo “spread” tra i decennali Usa ed i decennali argentini era arrivato a 850 punti e tendeva a toccare i 1000 punti ed anche superarli. Al collocamento di titoli quinquennali italiani del 13 settembre, lo “spread” con titoli analoghi tedesca ha toccato i 400 punti. Non siamo come l’Argentina nel 2002, ma non c’è affatto da stare allegri: è un segnale che il “rischio Italia” viene considerato elevato.

Perché la BCE compra i BTP?
E’ una misura per tentare di tenere alto il valore dei nostri titoli: quanti più sono gli acquirenti potenziali tanto più il valore sale e lo “spread” dovrebbe abbassarsi. Francesco Giavazzi ha parlato di “morfina”; si tratta, infatti, di un anti-dolorifico -tranquillante che probabilmente ha già dato tutti i suoi effetti. I contrasti in seno al Consiglio della Bce erano sull’utilità (più che sulla desiderabilità) di strumenti di questo genere. Funzionano (come un sedativo) il tempo di un’operazione, ma se tale operazione non porta a risultati concreti (ad esempio ad una politica economica giudicata positivamente) , quando ci si risveglia si è come prima. Se non peggio.

Perché la Cina compra Bond?

L’economista sino – americano Yij When, che lavora alla Federal Reserve Bank di St. Louis, ha appena completato un saggio sulle “astronomiche riserve” su cui siede l’autorità monetaria cinese. Oltre i due terzi sono in dollari. Falliti (anche a ragione dei travagli dell’eurozona) i prolegomeni di una zona monetaria asiatica, Pechino vuole diversificarle; quindi, compra anche titoli italiani ad alto rendimento come un padre di famiglia che colloca i propri risparmi (in piccolissima parte) anche in obbligazioni un po’ rischiose accanto a quelle di tutta serenità. Da circa due anni, poi, i fondi sovrani cinesi fanno “shopping” di imprese in saldo. Pure , naturalmente, italiane.

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