giovedì 8 settembre 2011

LA MINISTRA CHE GUARDA A VIA VENTI SETTEMBRE Il Riroformista 9 settembre

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I LIBRI DEI MINISTRI- MARA CARFAGNA
LA MINISTRA CHE GUARDA A VIA VENTI SETTEMBRE
Giuseppe Pennisi
Anche se ha subito di recente una sconfitta in Parlamento, Mara Carfagna, Ministro per le pari opportunità ha un grande futuro di fronte a sé. Non lo dice ma lo mostrano alcuni libri freschi di stampa.
In primo luogo, sta mutando drasticamente le suddivisione per genere negli studi economici. Un tempo non molto lontano , solo poche donne intraprendevano studi economici ed ancora meno, se si laureavano, facevano carriera Secondo un’analisi di Elisabetta Addis (Università di Roma, La Sapienza) e di Paola Villa (Università di Trento), del 2003 nelle Università le donne sfioravano solo il 5% del numero dei professori ordinari di materie economiche, il 22% degli associati ed il 34% dei ricercatori. L’alta proporzione di donne nelle file dei ricercatori non avrebbe dovuto indurre in inganno, ossia indurre a pensare che giovani economiste stanno entrando la carriera e che, tra una o due generazioni, la situazione sarebbe cambiata. Se i dati degli economisti nel mondo universitario vengono incrociati per età, infatti, ci si accorge che il 60% delle donne sono tra i 40 ed i 51 anni e soltanto il 26% hanno meno di 40 anni. Le strutture per grado e per età sono molto differenti se si guarda agli uomini: il 41% del totale degli economisti universitari di genere maschile sono ordinari, il 27% associati ed il 32% ricercatori; il 44,3% ha più di 51 anni, il 37,3% tra i 40 ed i 51% e il 18,4% meno di 40 anni. A conclusioni analoghe, il ponderoso volume (circa 500 pagine) di Maria Luisa Bianco “Effetti della riforma dei concorsi universitari su carriere accademiche e dinamiche di genere.
Molto è, però, cambiato. Da New York dove il Ministro Cafagna ha studiato è appena giunto lo studio “The Gender Gap in Economics- A Meta Analysis” di Marianne Johnson , Denise Robson e Sarinda Taengnoi. Un accurato lavoro statistico su 30 anni di dati (ed analizzando ben 65 studi empirici) giunge alla conclusione che soltanto nel 39% dei casi gli studenti di economia di genere maschile hanno risultati migliori di quelli di genere femminile. Inoltre, la proporzione delle donne tra gli studenti (ed i migliori studenti) è in crescita. Non per nulla, una donna, Katharine G. Abraham, è quella che conta di più nel comitato dei tre consiglieri economici della Casa Bianca. E da Stoccolma le è arrivato uno studio economico fatto in Svizzera “Women and Budget Deficits” e pubblicato su “The Scandinavian Journal of Economics” Vol. 113, No. 3, pp. 712-728. Gli autori vengono dall’occhialuta e (ritenuta) maschilista Banca Nazionale Svizzera, Signe Krogstrup e Sebastien Walti. Lo studio conclude che “se le donne hanno preferenze differenti da quelle degli uomini in materia di economia, affidare loro l’impostazione e la gestione della politica economica può essere saggio”. L’analisi statistica alla base di questa conclusione è che i cantoni svizzeri dove più presto nei decenni alle donne è stato diritto di voto e dove le donne prevalgono negli organi di governo sono anche quelli in cui i bilanci pubblici sono gestiti con maggiore efficacia sotto il profilo tanto contabile quanto macro economico.
In terzo luogo, quindi, ci sono solide analisi non soltanto slogan alla base del manifesto lanciato al recente Festival dell’Economia di Trento da Federico Rampini di Repubblica secondo cui sono le donne (e la scuola) a fare crescere il Pil. Forse anche per questo due occhi neri guardano a Via Venti Settembre.

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