Un affronto europeo all'Italia. E uno del governo a chi scrive...
Non abbiamo
altre guance
di Giuseppe Pennisi Ci si accorgeva che il mio amico Tito Apodaca, romano del New Mexico poiché per decenni funzionario della Fao e bravo cattolico, era davvero arrabbiato quando diceva: «Non ho più altre guance», ossia «ho davvero perso la pazienza e invece di offrire l’altra guancia rispondo agli schiaffi sfoderando la Colt».
È su tutti i giornali, non solamente su quelli italiani, l’affronto fatto all’Italia con le nomine dei capi missione del neonato (e non meglio definito) servizio diplomatico europeo. È meno nota un’altra vicenda, piccola, in cui l’Italia sta facendo una magra figura: le direttive del Ministero dell’Economia e delle finanze e del ministro dell’Innovazione e della Funzione pubblica vengono sberleffate e la stessa Fondazione Farefuturo riceve un buffetto da chi pensa che in questo modo ci si ingrazi l’Alto e l’Inclito.
In breve, il Dipartimento per l’Attuazione del programma decide di organizzare la presentazione in Italia di un saggio sull’analisi costi benefici in assetti di governo a più livelli (ad esempio, una Federazione) di un funzionario della Commissione. Una palese iniziativa di promozione del testo e dell’autore – che , per delicatezza, si preferisce non menzionare. Non certo un’iniziativa di formazione, poiché un apposito decreto affida la competenza in materia alla Scuola superiore della pubblica amministrazione o alle Scuole di formazione dei singoli Ministeri. Non è neanche un’iniziativa di monitoraggio dell’attuazione del programma di governo, in quanto il testo (pure in questo caso è meglio non citare il titolo) è un lavoro in parte puramente compilativo e in parte matematico, privo di implicazioni operative. È l’aggiornamento di una tesi di dottorato di un paio di lustri fa.
In effetti, ricorda per certi aspetti il libro di Sorokin, il principe degli economisti staliniani, che acquistai nel 1969 al Cairo (allora Nasser regnava e governava, anzi imperava, sulla Repubblica Araba Unita attorniato da consiglieri sovietici) nella bella libreria di Kars El Ni di fronte alla gelateria italiana Gotti. Per altri ricorda la polemica tra il liberale Von Mises e il marxista Luckàs in cui il secondo mostrava che con la strumentazione matematica si sarebbe potuto simulare perfettamente il mercato e il primo dimostrò che si sarebbe tratto di un mercatino di cento persone che si scambiano dieci beni e servizi – ossia un caseggiato.
Inviati questi commenti all’autore, e notato come ricette quali quelle da lui proposte avrebbero avuto poco utilità per l’amministrazione italiana, è iniziato un vero e proprio balletto da parte dell’eurocrate. In una mattinata intera, il dissenziente avrebbe avuto non più di 15 minuti (rispetto ai 30-45 minuti degli altri). Proprio in quei giorni due quotidiani parlavano del “dissenziente” come collaboratore della Fondazione Farefuturo e di questo webmagazine. Fatto presente che non era possibile articolare commenti compiuti in così poco tempo e che in tal caso si sarebbe preferito non esser parte dell’operazione, si è stati depennati senza neanche uno scambio di vedute. Messaggi telefonici lasciati a Bruxelles non hanno avuto riscontro – segno di mancanza non solo di cortesia ma anche di minimo di correttezza.
È un episodio piccolo, piccolo. Sintomo eloquente del modo di vedere l’Italia e chi dissente.
17 settembre 2010
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