POL - Epta di Piovani inaugura la stagione musicale di Villa Medici
Roma, 7 set (Il Velino) - L’Accademia di Francia a Villa Medici ha un interessante programma musicale che si estende nel corso di tutto l’anno. In primavera, si ricorderà, è stata uno dei punti centrale del Festival “Suona Francese” che, organizzato dall’ambasciata di Francia, ha coinvolto diciotto città italiane, 56 concerti, 89 compositori e 400 artisti ed ormai arrivato alla terza edizione. In precedenza, ha organizzato un festival di musica contemporanea ed elettro-acustica in cui i maggiori specialisti del ramo, italiani e francesi, si sono confrontati. Un nuovo festival di musica contemporanea è atteso per gennaio ed uno rock in estate.
La stagione autunnale è stata aperta la sera del 6 settembre nel magnifico giardino della Villa con una composizione di Nicola Piovani, compositore noto per le sue colonne di scena e le sue musiche di scena per spettacoli teatrali e commedie musicali ma meno conosciuto come uno dei maggiori compositori italiani di “musica colta”. “EPTA”, la composizione scelta per la serata, è già stata presentata all’Istituzione Universitaria dei Concerti la primavera scorsa ed al Teatro Eliseo in maggio. Ha avuto un buon successo in ambedue le occasioni. Quindi si è andati relativamente sul sicuro: autore noto, composizione già apprezzata.
EPTA è una suite orchestrale per sette musicisti che eseguono un ciclo di sette movimenti, scanditi da sette interventi di voci registrate che recitano frammenti di varia derivazione ispirati al numero sette, al suo fascino nella tradizione poetica, mitologica, biblica e nella matematica antica e contemporanea. Dai Sette contro Tebe di cui ci narra Eschilo in delle sue più affascinanti tragedie, alla danza dei sette veli trattata, fra gli altri, Oscar Wilde; dal Settimo sigillo di Bergmann a Shakespeare, a Carducci.Ognuno dei sette brani ha uno strumento principale che, da prim’attore, dialoga con gli altri sei.
“La seduzione del numero sette – afferma Piovani- ha per me qualcosa di indefinibile, comunque poco legato alle implicazioni cabalistiche, o esoteriche, o paramistiche con le quali ho poca frequentazione e confidenza. Il sentimento dominante di questa piccola suite nasce dalle peculiarità strettamente matematiche del numero sette, nelle quali mi ha guidato l’eccellente maestro Odifreddi, coniugate con la avvincente maestà delle sette porte di Tebe, i sette eroi che le difendono e i sette che le attaccano – anch’essi eroi -, con lo Shakespeare del Come vi garba; e con l’incanto che subivo nella mia adolescenza per i versi di Giosuè Carducci nel sottofinale di Davanti a San Guido. Passando per il Settimo Sigillo di Bergmann, il papiro di Rhind e i Sette veli di Salomè. Non c’è molto ordine logico, e men che mai filologico, nel sottotesto questa composizione. C’è semmai la ricerca-dediderio di mettere in ordine sul pentagramma una passione caotica e irrisolvibile, quella passione che si agita ogni volta che cerchiamo”.
La scrittura è chiara, trasparente, piena di ritmo, accattivante anche se non specialmente innovativa. Ci sarebbero aspettate tinte musicali differenti in ciascun brano. Di livello i sette solisti Alessio Mancini al flauto, Marisa Ceresi al sassofono, Fabio Ceccarelli alla tastiera, Francesca Taviani al violoncello, Andrea Avena al contrabasso, Ivan Gambini alle percussioni e Piovani al pianoforte. Le voci registrate sono di Piergiorgio Odifreddi, Omero Antonutti, Ascanio Celestini, Mariano Rigillo, Vincenzo Cerami, Gigi Proietti.
(Hans Sachs) 7 set 2010 15:37
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