Roma, 8 set (Velino) - Non si può dire che ai marchigiani manchi la fantasia. Quando circa dieci anni fa si pensò a un festival annuale intitolato a Giovanni Battista Pergolesi e Gaspare Spontini, non pochi furono gli scettici a ragione della relativamente scarsa produzione del primo (morto a 26 anni con solo sette di attività professionale alle spalle) e della virtuale poca rappresentabilità delle opere del secondo (grandi lavori , con organici sterminati, per soddisfare l’imperatore a Parigi e il re di Prussia a Berlino). E invece in questi giorni si è sta svolgendo l’ennesima edizione del Festival Pergolesi Spontini, la nona, che si incrocia con le celebrazioni per i 300 anni della nascita del primo. Dato che di Pergolesi verrà messa in scena per la prima o seconda volta in tempi moderni “Il Prigionier Superbo”, l’intera manifestazione è imperniata sul tema della prigione che, a fine Settecento, diventò argomento frequente del teatro in musica. A quello delle catene è inevitabilmente associato il tema della fuga. Una sorta di “Midnight Express” alla jesina, con un occhio ai propri genii loci e ai musicisti loro contemporanei.
Per rendere il festival ancora più sfizioso, l’inaugurazione di sabato scorso si è tenuta con un concerto nella più imponente delle Grotte di Frasassi, quella denominata, l’Abisso. Non per nulla prima della costruzione di Regina Coeli, Rebibbia o San Vittore, le grotte erano spesso orridi luoghi di prigione, dalle quali i carcerati, soprattutto se superbi, non avevano altra intenzione che scappare al più presto. Nelle Grotte di Frasassi a Genga (Ancona), il festival si è presentato con un concerto dal titolo “Il salice nella caverna”. Protagonista il coro Costanzo Porta, diretto da Antonio Greco, che ha dato voce al canto del popolo ebraico tra le catene dell’esilio babilonese: le lamentazioni di Geremia, da Palestrina agli autori del XX secolo. Si sono ascoltati il mottetto di Palestrina Super flumina Babylonis e cori di Tomàs Luis de Victoria, Henry Purcell. di David Zehavi, Arnold Schönberg e Benedikt Burghardt, nonché il Codex di Las Huelgas (XIV secolo) il più importante manoscritto di area ispanica sull’Ars Antiqua, conservato presso l’omonimo monastero femminile cistercense sito nei dintorni della città di Burgos.
Domenica, invece, si è tenuto un doppio appuntamento a Maiolati Spontini (Ancona). Prima il tradizionale appuntamento con il concerto sull’organo Gaetano Callido (1788) nella chiesa di Santo Stefano dal titolo “ Alle voci del bronzo guerriero” con musiche di Händel, Storace, Scarlatti, Bach, Daniel Purcell, Mozart e Telemann eseguite dal soprano Valeria Esposito, da Fabrizio Fabrizi alla tromba e da Gianluca Libertucci all’organo. A seguire, in piazza Garibaldi, il concerto “Prigionia d’amore” con l’ensemble vocale e strumentale Costanzo Porta in un programma su musiche di Andrea Gabrieli, Oratio Bassani, Claudio Monteverdi, Diego Personè, Johan Jakob Froberger. Oggi, domani e giovedì il Teatro della Fortuna di Monte San Vito, ospiterà l’integrale dei “Preludi e Fughe” per pianoforte di Dmitri Sostakovic affidati alla pianista russa Ilona Timchenko e il Teatro Ferrari di San Marcello “L’Arte della Fuga”, capolavoro di Bach eseguito dall’Accademia Barocca dei Virtuosi Italiani con il violino concertatore di Alberto Martini.
Il clou si terrà venerdì 11 settembre e domenica 13 a Jesi, al Teatro Pergolesi, con la messa in scena de “Il Prigionier Superbo”: un dramma per musica in tre atti su libretto di Gennarantonio Federico, che nella sua prima rappresentazione al Teatro San Bartolomeo di Napoli nel 1733, venne eseguito con l’intermezzo “La Serva Padrona” negli intervalli. “Il Prigionier Superbo” è un opera seria che va in scena in un nuovo allestimento firmato dalla regia di Henning Brockhaus e nella edizione critica di Claudio Toscani per le Edizioni Fondazione Pergolesi Spontini. Sino a ora se ne conosceva soprattutto un’esecuzione di alcuni lustri fa diretta da Marcello Panni. Sarà la scarsa qualità della registrazione, ma sulla base di quella esecuzione il lavoro sempre un poco entusiasmante saggio accademico. L’estroso e fantasioso Brockhaus, due volte vincitore del “Premio Abbiati”, afferma : “Per ‘Il Prigionier Superbo’ farò un allestimento di forte contrapposizione. Il mondo del barocco è visto come in un sogno, la gestualità barocca presente come un’ombra in dialogo e contrasto con la gestualità contemporanea. A sottolineare il cortocircuito tra realtà, sogno e teatro ci si è avvalsi del concreto riferimento al teatro Bunraku, il teatro giapponese delle marionette. I personaggi dell’opera infatti sono sdoppiati, ci sono i pupazzi inanimati vestiti con sfarzosi abiti barocchi che prendono vita quando si stabilisce la connessione con i cantanti, sorta di alter ego contemporanei”. Vedremo che ne uscirà fuori.
Un aspetto interessante è come il festival, pur fruendo di un piccolo contributo pubblico, sia finanziato quasi interamente dagli enti locali soci della Fondazione Pergolesi Spontini (i fondatori Regione Marche, Provincia di Ancona, Comune di Jesi, Comune di Maiolati Spontini; i partecipanti aderenti Comune di Montecarotto, Comune di Monte San Vito, Comune di Monsano e Comune di San Marcello), dal sostegno dei privati riuniti nel raggruppamento Art Venture (Aethra, Gruppo Pieralisi, Leo Burnett Italia, Moncaro, New Holland-Gruppo Fiat, S.E.DA., Starcom Italia) e dallo sponsor principale Banca Marche, con la collaborazione di Camera di Commercio di Ancona e Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi. Un segnale di vitalità imprenditoriale.
(Hans Sachs) 8 set 2009 10:04
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