La piccola Jesi si propone come la Salisburgo italiana del 2010. E, per essere certa di partite con il piede giusto, inizia le attività in questi giorni. Nel 2006 in occasione dei 150 dalla nascita di Mozart, nella sua città natale vennero rappresentati tutti e 22 i suoi lavori per il teatro in musica. Gian Battista Draghi (o Drago) detto Pergolesi in quanto discendente da una famiglia di Pergola, nacque a Jesi il 10 gennaio 2010 e la città natale ha predisposto un programma per mettere in scena tutte e 10 le sue opere ed anche tutto il resto della sua musica (soprattutto sacra, come il notissimo “Stabat Mater”. Pergolesi visse solo 26 anni (Mozart arrivò a 35). Sino a quando una diecina di anni fa, la Fondazione Pergolesi- Spontini , con un forte sostegno locale, non ha creato un festival annuale, venivano rappresentati unicamente “La Serva Padrona” (nata come in intermezzo in due parti per l’opera seria “Il Prigionier Superbo”), la commedia in musica “Il Flaminio” e grazie principalmente a Riccardo Muti (appassionato del lavoro), l’opera buffa “Lu’ Frate Innamoratu”. Non si conosceva, quasi, il grande contributo dato, nell’arco di pochi anni, all’opera seria.
Le celebrazioni hanno avuto un’anteprima il 5 giugno con un concerto diretto da Claudio Abbado alla guida dell’Orchestra Mozart . Il programma vero e proprio è cominciato l’11 settembre con la prima rappresentazione in tempi moderni de “Il Prigionier Superbo” (regia di Henning Brockhaus, Corrado Rovaris alla guida dell’Accademia Barocca). Entro l’autunno del 2010 verranno rappresentate tutte le opere del compositore non solo a Jesi ma anche a Pozzuoli (dove morì ), spesso in coproduzione con altri teatri italiani e stranieri che le metteranno in scena tra il 2010 ed il 2011 In. È un evento importante su cui si sono accesi i riflettori internazionali.
Come abbiamo visto in maggiore dettaglio sul “Domenicale” del 30 agosto 2008, grandissimo è stato l’impatto di Pergolesi sullo sviluppo del teatro in musica, in poco più di cinque lustri di vita e soltanto sette anni di professione. Formatosi a Napoli, al “Conservatorio dei poveri di Gesù Cristo”, iniziò con lavori a carattere religioso: “La fenice sul rogo, ovvero la morte di San Giuseppe, oratorio in 2 parti”, “Li prodigi della Divina Grazia nella conversione di San Guglielmo Duca d'Aquitania”, la “Messa in Re maggiore”. “Salustia”, messa in scena nel 2008 a Montpellier ed a Jesi, ed “Il Prigionier Superbo” (mai rappresentato sino all’11 settembre 2009) mostrano come Pergolesi avesse assimilato e reso trasparente il linguaggio dei musicisti allora all’avanguardia (Leo, Hasse, Vinci). In “Adriano in Siria”, Pergolesi affrontò tutte la opportunità che il “sistema melodrammatico” potesse offrire. Ne “L’Olimpiade” fece una scelta stilistica intimista. Accanto a questo percorso nel teatro serio, ne svolse uno parallelo nella musica sacra (“Salve Regina”, “Stabat Mater”) e soprattutto nella commedia in musica (“Lo’ Frate Innamoratu”, “La Serva Padrona”, “Livietta e Tracollo”, “Il Flaminio”). In tutte queste composizioni, anche le più religiose o le più esilaranti, pone al centro “il palpito dell’anima”, come ha scritto il compianto musicologo Francesco Degrada.
Fu questo “palpito dell’anima”, ancor più della rappresentazione a Parigi nel 1752 de “La Serva Padrona” a scatenare “la querelle des bouffons”, polemica durissima fra tradizione francese e musica italiana che segnò un punto di svolta non solo nella storia della musica ma nell’evoluzione dell’illuminismo
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