PUCCINI MANON LESCAUT. M.Serafin, M. Giordani , G. Guagliardo, A. Guerzoni, C. Olivieri, S. Consolini, N. Pirazzini, C. Ottimo, V. Torcigliani, Orchestra e Coro del Festival Puccini Direttore Alberto Veronesi, Regia Paul-Emile Fourny, Scene Poppy Ranchetti Costumi Giovanna Fiorentini
Torre del Lago, 2 agosto
La Manon Lescaut presentata a Torre del Lago, ed in calendario in settembre-ottobre a Nizza (il cui Teatro la co-produzione) è “prima” assoluta: introduce, all’inizio del secondo atto, un preludio mai incluso in rappresentazioni sceniche (pur se ne esiste una registrazione di Chailly in un disco dedicato a rarità pucciniane e lo stesso Chailly lo ha diretto in un concerto pucciniano alla Scala). E’ il frutto della travagliata scrittura del libretto che avrebbe dovuto avere un atto sulla vita (d’amore) di Manon e del Cavaliere prima della perdizione e dell’una e dell’altro. L’atto venne eliminato e con esso il preludio, pur se compiutamente composto. Alberto Veronesi ha giudizialmente concluso che rappresenta un utile interludio tra narrativo e mnemonico (Manon ricorda la felicità pur se in povertà con Des Grieux, prima di rituffarsi nelle peccaminose “trine morbide” dell’enorme letto nel suo appartamento a casa Geronte). La lettura orchestrale è un aspetto di rilievo dell’esecuzione . Veronesi scava nella partitura mostrandone il languore, la passione e l’eros. Particolarmente efficace il contrappunto orchestrale al concertato del terzo atto (“delle cortigiane”). L’orchestra, infine, avvolge cupa tutta la scena del breve quarto atto. L’intermezzo si è meritato un applauso a scena aperta, nonostante fosse infastidito da un inutile balletto. In questi anni, l’orchestra del Festival è cresciuta notevolmente.
Due voci di grandi livello internazionale incarnano Manon ed il Cavaliere. Conoscevo Martina Serafin per le sue interpretazioni wagneriani e per la sua Tosca romana (gennaio 2008). E’ una Manon più vicina a quella di Renata Scotto che a quella di Mirella Freni. Passionale, calda, sensuale, abilissima nell’emissione, risplende nelle arie e nei duetti: da un colore wagneriano a “Sola, perduta, abbandonata ricordandoci come Puccini fosse stato il solo compositore italiano inviato dalla Casa Ricordi a Bayreuth per toccare sul vivo cosa fosse “la musica dell’avvenire”. Marcello Giordani è oggi il tenore più amato e più acclamato al Metropolitan ; magnifico nel duetto “Tu,tu amore tu”, in “Donna non vidi mai” ed in “No pazzo son io”- momenti dove si è meritato applausi a scena aperta. Efficace Alessandro Guerzoni (Geronte), senza infamia e senza lode Giovanni Guagliardo (Lescaut), a corto di volume Cristiano Olivieri (Edmondo).
La regia è inesistente prima ancora che tradizionale: non cura la recitazione ed inzeppa la scena di inutili mimi e ballerini. Curiosa la scena di Poppi Ranchetti: una riproduzione del Ninfeo del Bramante a Genazzano con apertura sul lago e specchi in cui appaiono immagini oniriche della vita di Manon.
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