Roma, 28 set (Velino) - Cade quest’anno il bicentenario della nascita di Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847). Del compositore tedesco se ne è parlato nel novembre scorso quando, mentre le maestranze della Scala minacciavano di fare saltare il “Don Carlos” inaugurale (forse avrebbero fatto meglio ad attuare la loro minaccia…), l’Accademia di Santa Cecilia gli ha dedicato un mini-festival in cui, accanto all’esecuzione di sinfonie molto ascoltate, ha presentato il grandioso oratorio “Elias”, una vera e propria opera di grande portata. Mendelssohn Bartholdy ha poco frequentato il campo del teatro in musica, se non si considerano tali i due grandi oratori (“Paulus” ed “Elias”) e le musiche di scena per rappresentazioni teatrali, la più nota delle quali è la marcia nuziale del “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare, una delle marce più frequentemente suonate in occasione di matrimoni.
Arriva in questi giorni in libreria un volume davvero straordinario, nel senso etimologico del termine: “Felix Mendelssohn Bartholdy ‘Tendere alla perfezione’. Lettere scelte e documenti” (Zecchini Editore). Il testo curato dal musicologo Claudio Bolzan è di grande importanza (se ne auspicano traduzioni in inglese e tedesco da parte di editori con reti di distribuzione internazionali) poiché nei suoi 38 anni di vita piuttosto convenzionale, se raffrontata con quella di altri musicisti tedeschi, Mendelssohn fu a pieno titolo uno dei maggiori autori del romanticismo, nonché un grande maestro concertatore e pianista. Ma, sempre a differenza di altri romantici della Germania, non lasciò nessun trattato di poetica musicale. Eppure, un trattato esiste annidato nelle sei-settemila lettere: un epistolario intrapreso a partire dal 1816, “un’attività che non deve essere considerata episodica o comunque secondaria rispetto a quella organizzativa”, scrive acutamente Bolzan. Era un impegno che occupava Mendelssohn diverse ore della giornata in quanto, specialmente in quelle ai suoi editori, agli organizzatori del Festival del Basso Reno, ai poeti e ad altri compositori, possiamo trovare quella che sarebbe potuta essere la prima bozza di un trattato di musica romantica.
L’epistolario integrale non è mai stato pubblicato tradotto in italiano. Due principalmente le ragioni: i musicologi specialisti del periodo e dell’autore hanno, in genere, dimestichezza con la lingua tedesca; un Himalaya di corrispondenza come quella lasciata dal compositore avrebbe scoraggiato il più semplice lettore colto ed appassionato di musica dall’accostarsi al volume. Dalla selezione compiuta da Bolzan emerge non solo un ritratto di Mendelssohn e della complessa psicologia, ma anche la sua personale visione di dove stesse andando la musica in quel periodo. In particolare il pericolo dell’allontanamento da quell’equilibrio e da quella perfezione, da lui considerati come ideale da perseguire.
(Hans Sachs) 28 set 2009 10:05
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