venerdì 17 luglio 2009

UNA POSIZIONE AUTOLESIONISTICA Il Tempo 17 luglio

E’ difficile comprendere la posizione autolesionistica presa dalla Cgil a proposito del documento di politica economica , ed in particolare della misure proposte dal Governo (ed accettate dagli altri sindacati) in materia previdenziale- ossia un graduale aumento dell’età per la pensione di vecchiaia delle donne (per giungere all’equiparazione con quella degli uomini quale richiesto, correttamente, dall’Ue) e dal 2015 un sistema che colleghi le spettanze alle aspettative di vita (quali calcolate statisticamente nel quinquennio precedente all’anno in cui si va in quiescenza).
Queste proposte non riguardano (in un modo o nell’altro) gli attuali pensionati che costituiscono il 55% degli iscritti alla Cgil – proporzione destinata a crescere nei prossimi anni. Non sono sopratutto proposte che danneggiano le donne: indagini recenti rilevano che molte sessantenni resterebbero al lavoro proprio perché hanno perso anni di attività (e di contributi) quando curavano la crescita dei figli. Secondo uno studio pubblicato in uno degli ultimi fascicoli del “Journal of Economic Perspectives” (una testata edita dall’American Economic Association e, quindi, distinta e distante dalle nostre beghe di bottega), le donne italiane non entrano nell’impiego, oppure lo lasciano, negli anni di maggiore fertilità perché a casa fanno il 73% del lavoro domestico (compresa la cura dei figli) rispetto al 62% delle americane (il resto è affidato ai mariti). Qualsiasi proposta diretta a facilitare il lavoro delle donne ( rendendolo più agevole quando hanno maggiori impegni in famiglia oppure estendo l’attività quando sono più libere da carichi familiari) assicura loro flussi di reddito e di pensione più elevati. Quindi è nel loro interesse.
Rispondere con un netto “no” non solamente è contro gli interessi sociali (oltre che economici) del Paese (quanto più si spende per le pensioni tanto meno resta per altre forme di sopporto- asili nidi, formazione per il rientro al lavoro) ma è soprattutto contro quello del sindacato poiché allontana da esso lavoratori attivi e donne. Lo ha spiegato a chiare lettere , ben 52 anni fa, Anthony Downs ne “La Teoria Economica della Democrazia”. Sempre che la Cgil non si proponga di diventare un sindacato costituito prevalentemente da pensionati. Una sorta di Uomo Qualunque (purché pensionato) e di Partito della Bistecca (per i pensionati) del Terzo Millennio.

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