sabato 11 luglio 2009

IL FESTIVAL DELLO SFERISTERIO COLORA MACERATA D’INGANNI Il Domenicale 11 luglio

Con il Festival di Ravenna, quello dello “Sferisterio” a Macerata, è una delle rare manifestazioni liriche estive che chiude da tre anni i conti in pareggio , oppure in leggero attivo, nonostante la riduzione dei contributi pubblici (tanto dell’amministrazione centrale dello Stato quanto di quelle locali). Ci riesce grazie all’aumento della partecipazione di sponsor locali privati, degli incassi di biglietteria, di coproduzioni e di vendite di allestimenti. E’ pure in grado di commissionare, ogni anno, un’opera nuova ad un giovane compositore italiano – senza dubbio un merito (al di là dei giudizi intrinseci sui singoli lavori) date le poche opportunità che in Italia le nuove generazioni di musicisti hanno di vedere i loro lavori messi in scena. Dopo una fase di acute difficoltà finanziarie, la svolta è stata data dalla direzione artistica di Pierluigi Pizzi il quale riesce ad utilizzare (con la variazione di pochi elementi scenici) una scena unica per l’anfiteatro dello Sferisterio ed ad impiegare scene di repertorio nella magnifica cornice della piccola ma elegante sala dei Fratelli Bibiena, il “Lauro Rossi”, incastonata nel Palazzo di Città. Altro elemento essenziale è che ogni anno il Festival ha un nuovo tema conduttore.
Dopo l’iniziazione (tema del 2006), il gioco del potere (2007), la seduzione (2008), quest’anno il Festival si svolgerà (dal 23 luglio al 9 agosto) all’insegna de “l’inganno”. L”inganno” è argomento fondante del teatro in musica sin da quando la Camerata Fiorentina allestì la “Eurodice” di Jacopo Peri nell’anno di grazia 1600: Orfeo non viene “ingannato” dagli Dei quanto gli venne chiesto un impegno (non rivoltarsi a guardare l’amata Euridice portandola via dall’Ade) che non avrebbe potuto mantenere?
Soffermiamoci sui lavori che verranno presentati a Macerata. Il primo è il mozartiano “Don Giovanni”: alcuni anni fa in una polemica tra economisti (Antonio Cognata, Pasquale L. Scandizzo e il vostro “chroniqueur”) , applicando la teoria dei giochi al libretto di Da Ponte ed alla partitura di Mozart, resto senza risposta la domanda su chi era l’inganno e chi l’ingannato. Se il Burlador che nelle ultime 24 ore della sua vita tenta con tre donne andando sempre “in bianco”, oppure Donna Anna, Donna Elvira, Zerbina, Don Ottavio e Masetto – per non parlare del Commendatore- che gli fanno fare una brutta fine. Speriamo che l’ambiguità resti nella regia di Pizzi.
L’inganno è fin troppo palese in “Madama Butterfly”. Avrei auspicato che non venisse presentata non la versione “di tradizione” – quella approntata nel 1906 per Parigi, ma l’originale del 1904 in cui Pinkerton è un vero gaglioffo razzista, Sharpless un misero burocrate e Butterfly una prostituta-bambina di buon cuore ingannata da tutti (anche dai suoi parenti che la vendono all’americano). La regia, mi auguro, potrà supplire all’adattamento buonista e perbenista a cui ci siamo abituati dal 1906 ad oggi.
Veniamo al terzo titolo : “Traviata”. Tra i numerosi allestimenti visti ed ascoltati in questi ultimi quello che , a mio avviso, coglie il senso dell’inganno è in screna dal 2007 a Stoccolma . La regia è di Kasper Bech Holten, un enfant prodige danese che lavora molto in Germania e negli Usa, la direzione musicale di Pier Giorgio Morandi: portato in una città dei tempi nostri (New York? Copenhagen? La stessa Stoccolma?) mostra un Alfredo cinico ed un Giorgio ipocrita che lasciano morire una Violetta in crisi di overdose sul marciapiede, scappando per timore della polizia.
“Le Malentedu” di Matteo D’Amico utilizza, con gli adattamenti necessari alla durata ed ai tempi musicali, il testo di Albert Camus, un lavoro di altissima qualità letteraria. E’un’opera da camera che , per le sue dimensioni, viene presentata in un cimena-teatro. L’inganno presentato nella pièce di Camus è crudelissimo: madre e sorella uccidono il proprio figlio e fratello, senza averne contezza. Se è, come mi auguro, una sorpresa positiva, spero che non resti un evento unico ma altri teatri lo riprendano.

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