Festival di Aix, Orfeo inciampa sulla strada dell’Inferno
Roma, 14 lug (Velino) - “Orphée aux Enfers” (“Orfeo all’inferno”) di Jacques Offenbach è una delle operette più divertenti e più smaglianti sotto il profilo musicale del repertorio francese, specialmente se rappresentata nella versione originaria del 1858 (è stata rivista dall’autore nel 1874). E’ una satira sferzante del Secondo Impero e in particolare di Napoleone III e della sua corte. La versione del 1874 se la prende invece con la borghesia non proprio trionfante in quanto la battaglia di Sedan aveva fatto accantonare alla Francia i sogni imperiali. A differenza del mito, Orfeo è stanco e stufo di Euridice, che comunque lo tradisce con un pastore sotto la cui maschera si cela Plutone. La mogliettina scappa con l’amante; Orfeo tira un sospiro di sollievo, ma la “Pubblica Moralità” (personaggio “dipietrista” quali esistevano già allora) non può permetterlo e fa appello agli Dei dell’Olimpo perché rimettano ordine. Tra una dormita e l’altra, gli Dei fannulloni passano il tempo in piccole orge olimpiche. Data l’imposizione della “Pubblica Moralità” vanno a tentare di risistemare le cose nell’Inferno, trasformandolo in un vero e proprio lupanare.
Nel nostro Paese, l’operetta viene rappresentata – se ne ricordano edizioni recenti al Lirico di Cagliari e alla Fenice di Venezia - in traduzioni ritmiche italiane limitative e con interpolazioni, spesso di dubbio gusto, relative alla cronaca politica nostrana. C’era, quindi, grande attesa per “Orphée aux Enfers” programmato al Festival di Aix e affidata ai giovani cantanti dell’Académie Européenne de Musique, alla Camerata Salzburg guidata da Alain Altinoglu per la regia di Yves Beaunesne. Anche perché dopo il debutto e le repliche a Aix (sino al 20 luglio), lo spettacolo andrà a Tolone e a Digione e successivamente in varie altre piazze europee. E’ un buono spettacolo, ma abbastanza convenzionale e decisamente non all’altezza di altre prove dell’Académie Européenne de Musique, quali l’ottimo “Ritorno di Ulisse in patria” che dopo il debutto a Aix è stato noleggiato da una trentina di teatri europei ed americani.
Per quanto questo “Orphée aux Enfers” sia ambientato più o meno ai giorni nostri (forse negli anni ‘50 e ‘60, ma non in quelli della mitologia), le scene (Damien Caille-Perret) e i costumi (Patrice Cauchetier) sono convenzionali. Il gioco di gag diventa dopo un po’ stucchevole. La carica satirica quasi non c’è. I giovani interpreti, bravi nelle voci, hanno chiare difficoltà a danzare, specialmente lo scatenato “can can” conclusivo. Un difetto sta nell’avere rappresentato lo spettacolo in un teatro troppo grande. Inoltre è difficile affidare a giovani dei ruoli di adulti molto “vissuti” e un po’ porcaccioni (come Giove e Giunone). Di buon livello, comunque, la Camerata Salzburg. Nonostante tutto alcuni giovani sono molto promettenti: in particolare Pauline Courtin (Euridice), Emmanuelle de Negri (Cupido), Mathias Vidal (Plutone) e Jerome Billy (John Styx). Attenzione: il pubblico però ha dato chiari segnali di essersi divertito e ha applaudito generosamente. Un terzo del bilancio di Aix è finanziato dalla biglietteria e il 10 per cento circa dal noleggio di spettacoli. Sono considerazioni che vanno tenute in mente nella programmazione complessiva di un Festival.
(Hans Sachs) 14 lug 2009 10:20
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