Dopo la prima di ieri dedicata ai giovani, domenica sera 7 dicembre la stagione 2008-2009 del Teatro alla Scala sarà inaugurata da un nuovo allestimento di “Don Carlo” di Giuseppe Verdi. Delle tre versioni dell’opera curate da Verdi (rispettivamente per la prima nel 1867 a Parigi, per la prima italiana a Milano nel 1884 e per una ripresa a Modena nel 1886), si mette in scena un’edizione critica basata in gran misura sulla versione del 1884 (comunemente chiamata il “Don Carlo-Scala”). Si tratta d’altronde della versione di solito rappresentata (con alcune variazioni) in Italia, anche per ragioni di durata (la versione parigina del 1867 comporta quasi 7 ore di spettacolo). Il Metropolitan, l’Opéra e il Convent Garden tendono a seguire l’edizione di Modena – vista di recente a Torino ed a Firenze.
L’intreccio, tratto da un dramma di Schiller, è la complicata vicenda dell’amore tra Elisabetta di Valois, moglie di Filippo II , con l’”infante” Don Carlo (figlio di primo letto del Re) nel più vasto contesto della decadenza degli Asburgo di Spagna. Sul tema principale s’innesca, da un lato, quello della guerra d’indipendenza delle Fiandre e, dall’altro, quello dei limiti dello stesso potere assoluto del Re rispetto a quello (ancora più cogente) della Chiesa (che opera tramite il Grande Inquisitore).
Sotto il profilo musicale, le tre versioni del “Don Carlo” sono un percorso tra il melodramma di metà Ottocento e gli ultimi drammi in musica verdiani (“Aida” e “Otello”), ponte verso il Novecento. Il “Don Carlo-Scala” è il più compatto delle tre versioni; il quadro storico-politico vi assume un ruolo secondario rispetto al rilievo che ha nelle altre due. Nei sette quadri s’intrecciano i temi della fragilità del potere, dell’intolleranza religiosa, degli amori proibiti, dell’amicizia virile leale sino alla morte.
La messa in scena è molto complessa. C’è bisogno di sei grandi voci, di 18 comprimari, di un doppio coro, tutti versati sia nel melodramma sia nel dramma in musica. La regia di Stéphane Braunschweig e le scene ed i costumi di Thibault van Craenenbroeeck saranno probabilmente stilizzati, molto differenti quindi rispetto ad un allestimento storico di Luchino Visconti (del 1965 a Roma, ripreso nella capitale nel 1986 ed a Firenze nel 2004) in cui la grandiosità ed il lusso traboccante mostravano la decadenza degli Asburgo di Spagna. Daniele Gatti, a cui è affidata la direzione musicale, ha un cast di lusso con alcuni interpreti (Ferruccio Furlanetto, Fiorenza Cedolins, Matti Salminen) con anni d’ esperienza nei relativi ruoli. Grande attesa per il debutto di Giuseppe Filianoti nel ruolo del protagonista.
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