Quando è iniziata la loro avventura, molti li hanno snobbati. Pensare di fare nascere un’orchestra sinfonica puramente privata, in grado di reggersi sulle proprie gambe, partendo con un gruppo di giovani appena usciti dai conservatori, era considerato poco “politically correct”. Anche perché “i ragazzi” (così li chiamavano) ed il loro animatore, il direttore d’orchestra Francesco La Vecchia non andavano a bussare alla porta di Pantalone, nelle sue varie vesti e guise (Stato, Regione, Provincia, Comune) ma pensavano di farcela con il contributo di privati e con gli incassi. Ancora più grave, il progetto era di portare i giovani ad ascoltare la “musica colta” con una politica di bassi prezzi e con una programmazione che avrebbe coniugato il repertorio più popolare, del Settecento e dell’Ottocento con la sinfonica del Novecento , e con qualche spruzzo di quella contemporaneità che molti ritengono ostica agli italiani.
I “ragazzi” hanno trovato un mecenate, la Fondazione Roma, che oggi, visti i risultati, stanzia quasi 5 milioni d’euro l’anno per l’intrapresa ( a titolo di raffronto il bilancio dell’Accademia di Santa Cecilia supera i 25 milioni d’euro l’anno, di cui due terzi pubblici). Hanno iniziato nel novembre 2002 , realizzando le prime stagioni al Teatro Argentina ed al Teatro Sistina. Hanno, poi, rimesso a nuovo l’auditorium di Via della Conciliazione, inizialmente concepito per le udienze papali del Giubileo del 1950 e diventato, in seguito, per circa mezzo secolo sede dei concerti sinfonici dell’Accademia di Santa Cecilia (ora trasferitasi al Parco della Musica). L’auditorium di Via della Conciliazione (1200 posti) è stato migliorato sia nell’aspetto sia nell’acustica. Da novembre a giugno, i “ragazzi” vi suonano le domeniche pomeriggio alle 17,30 ed i lunedì sera alle 20,30; la sala strabocca di giovani (ed anche d’anziani) a ragione in gran misura della politica di prezzi: per 30 concerti, l’abbonamento intero è € 280 (poco più di un posto in platea o palco per una sola serata alla Scala), ma per gli studenti è € 90 e per chi ha più di 65 anni € 160. Per i singoli concerti, il biglietto intero è € 18, quello ridotto (per studenti ed anziani) € 10. La vera portata innovativa è nei programmi che combinano, nello stesso concerto, Nono con Schubert, Stravinskij con Bruckner, Casella con Brahms, Ciacovskil con Malipiero, Liszt con Shostakovich, Mahler con Dukas suonati da una formazione stabile di 90 strumentisti di cui due terzi circa hanno meno di 30 anni d’età. Una ventata d’aria nuova che mancava nella capitale da quando è stata chiusa la formazione romana dell’orchestra sinfonica della Rai e che ha innescato competizione nel mercato della musica. I costi di produzione sono tenuti bassi da un organico amministrativo all’osso (una decina di dipendenti).
Negli anni, è cambiato il nome ; da Orchestra Giovanile Italiana nelle prime stagioni ad Orchestra Sinfonica-Fondazione Roma (Os-Fr)nell’ultima. L’autorevolezza si è imposta anche in Italia quando c’è stata una sempre più accentuata consacrazione internazionale. Da un canto direttori stranieri di livello (come Gunter Neuhold, Lior Shamdal, Amos Talmon) hanno spesso guidato i “ragazzi di via della Conciliazione”. Da un altro, orchestre straniere importanti come i Berliner Sinfoniker sono state ospiti dell’Os-Fr . Da un altro ancora, l’orchestra è stata invitata ad esibirsi all’estero - a San Pietroburgo, a Bruxelles, a Madrid (in un concerto presso l’Auditorio Nacional de la Musica a Madrid alla presenza della Regina), in Brasile , ad Atene, e Londra (nella sede della Royal Philharmonic Orchestra), ed alla Großer Saal della Philharmonie a Berlino, tempio della musica sinfonica mondiale, dove ha trionfato nell’ottobre 2007 e tornerà nel febbraio 2009, nel corso di una tournée in cui visiterà anche la Philharmonia di Cracovia e Varsavia, terminando con due concerti al Festival Basf di Ludwigshafen. Le prossime tappe sono una tournée in Austria che vedrà l’Orchestra con un concerto presso il Musikverein a Vienna, mentre nel 2010 sarà la volta di una lunga tournée negli Stati Uniti.
Perché raccontare questa storia? In un momento in cui nel mondo della musica tutti si stracciano le vesti a ragione delle ristrettezze finanziarie che hanno imposto riduzioni del Fondo unico per lo spettacolo (Fus), fa bene sapere che c’è chi si regge sul mecenatismo e sulla biglietteria, competendo non tanto nel nostro giardinetto di sovvenzioni e contributi quanto a livello internazionale. E portando aria nuova, e concorrenza, in una foresta che rischia di essere pietrificata da una mano pubblica troppo lunga.
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