La programmazione del Parco della Musica di Roma unisce ai drammi il cinemaDopo Honneger e Mendelssohn in scena Haydn e Händel con effetti speciali Dopo una breve pausa natalizia, all'inizio di gennaio il primo spettacolo del 2009 dell'Accademia di Santa Cecilia è La Creazione di Franz Joseph Haydn, un oratorio fortemente drammatico che ricalca fedelmente Il Paradiso Perduto di Milton e che, in Germania, viene presentato in forma scenica, ossia come vero e proprio teatro in musica (se ne ricorda anche una rappresentazione all'Opera di Roma negli anni 90). In aprile, invece, è la volta de I sette peccati capitali di Kurt Weill, concepito proprio per la scena; si tratta in effetti, un balletto cantato in 7 quadri. Tornano poi Händel e Haydn. A metà aprile è la volta di La resurrezione di Georg F. Händel, a maggio un'azione scenica colossale: Il ritorno di Tobia di Haydn (di cui il 31 maggio 2009 ricorre il secondo centenario dalla morte). È un lavoro biblico che richiede cinque solisti, doppio coro e grande orchestra. Questa programmazione indica la presenza di un crescendo del teatro in musica, in forma scenica o concertistica. Ciò corrisponde sia al gusto del pubblico sia a una predilezione del direttore musicale Antonio Pappano, che è anche direttore musicale della Royal Opera House a Londra e deve la sua fama all'innovazione portata al Théâtre de la Monnaie a Bruxelles.
Nella prima parte della stagione 2008-2009 si sono susseguiti tre drammi musicali di rilievo. Si è iniziato con la produzione semi-scenica di Jeanne d'Arc au Bûcher di Arthur Honneger su testo di Paul Claudel, concertata da Antonio Pappano per la regia (ricca di elementi cinematografici) di Keith Warner, scene e costumi di Es Devil e un cast internazionale in cui, nei ruoli recitanti, figurano Romane Bohringer e Tchéky Karyo, due noti attori di cinema, e in quelli cantati, Susan Gritton, Maria Radner e Donald Kaash. In parallelo, si è svolta una vera e propria maratona cinematografica con 4 film ispirati alla Pulzella d'Orléans. Jeanne d'Arc au Bûcher narra l'incontro di due intellettuali di spicco del Novecento Storico; è stata anche tradotta in un film, all'epoca molto innovativo, di Roberto Rossellini, con Ingrid Bergman protagonista. Il libretto di Claudel (11 quadri in un'ora e mezza di spettacolo) ha un ritmo cinematografico e anche la partitura fu considerata, 60 anni fa, spregiudicata per l'uso di tecniche come le dissolvenze. Raro esempio d'oratorio romantico, ma con un ritmo quasi da film biblico hollywoodiano, anche Elia di Felix Mendelssohn-Bartholdy, di cui nel 2009 ricorre il bicentario dalla nascita (i suoi lavori sono presenti nella stagione della Filarmonica della Scala). Elia è eseguito raramente a causa dell'organico imponente: ha concertato con vigore l'ottantenne Kurt Masur, il protagonista d'eccezione è stato René Pape. Eccezionale il coro guidato da Norbert Balatsch anche per la perfetta dizione in tedesco. In otto parti narra, in modo grandioso e incalzante, la lotta del profeta contro i politeisti re Acab e regina Jezabel fino all'ascensione di Elia al cielo in un carro di fuoco tirato da cavalli (volanti) pure essi di fuoco. Si tratta di un finale caratterizzato quindi da super-effetti speciali. Cinematografico anche il terzo appuntamento Porgy and Bess di Gershwin, che ha portato Broadway (Wayne Marshall e un cast afroamericano) nella Sala Santa Cecilia. Per numero di spettatori (oltre un milione) e di eventi (più di 1.100), il Parco della Musica è una realtà musicale seconda al mondo soltanto al Lincoln Center di New York. Il Parco è sede dell'Accademia di Santa Cecilia, una delle rarissime fondazioni lirico-sinfoniche italiane (un'altra è il Teatro dell'Opera di Roma), i cui conti chiudono, da anni, in attivo. (riproduzione riservata)
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