PÄRT
«Scrivomusica
per unire»
GIUSEPPE
PENNISI
Arvo Pärt non
ama rilasciare interviste. È uno di più importanti compositori viventi. È
membro del Pontificio Consiglio della Cultura e dottore honoris causa
del Pontificio Istituto di Musica Sacra. A 81 anni, è parco, magro, mangia
pochissimo, cammina molto nei boschi nel villaggio dove vive nei dintorni di
Tallin, ma viaggia raramente. Occasione dell’incontro è stata la Sagra Musicale
Umbra dove era nella giuria del Premio Siciliani di musica sacra, e dove è
stata eseguita sua musica tra cui un brano ( Da Pacem) particolarmente
appropriato al momento storico in cui stiamo vivendo. Questa sera a
BergamoScienza la musica del compositore estone inaugurerà il festival con un
concerto dell’ensemble Vox Clamantis, ma i suoi brani sono programmati in tutto
il mondo, come recentemente a New York e Parigi. «Eppure non amo viaggiare –
dice –, preferisco riflettere, comporre, e passare il tempo libero con mia
moglie, con figli e con i nipoti».
Pärt si
considera cattolico ma, precisa, «sono stato battezzato secondo il rito
ortodosso di Costantinopoli, non quello di Mosca. Sono “ortodossi di
Costantinopoli” anche mia moglie, i miei i figli e i miei i otto nipoti.
Considero minime le differenze tra la Chiesa di Roma e quella di
Costantinopoli. Uno dei principali obiettivi della mia vita è di contribuire a
rompere gli steccati tra i cristiani; spero di vedere, nel corso della mia
avventura terrena, la riunificazione delle varie confessioni che fanno capo a
Cristo, anche se sono consapevole che per quelle di ispirazione luterana il
cammino potrebbe essere molto lungo e accidentato. Vedo la musica non solo come
arte ma soprattutto come strumento a questo fine: quella “spirituale” lega le
varie confessioni e denominazioni».
Pärt è noto per
il suo particolarissimo stile, iltintinnabuli. «Dopo aver frequentato le
avanguardie europee dei decenni successivi alla fine della Seconda guerra
mondiale, sono giunto alla conclusione che l’atonalità mi avrebbe portato in un
vicolo cieco. Dopo avere sperimentato con la tecnica del collage e dopo
circa vent’anni di elaborazione in silenzio, sono giunto a un nuovo stile
basato sulla semplifi- cazione massima di tutti gli elementi compositivi. Il
primo risultato fu la creazione di Cantus in memoriam Benjamin Britten,
del 1976. È uno stile – precisa – molto rigoroso, costruito interamente su
triadi e scale tonali, dove l’impiego della voce è di rilevante importanza.
Lavoro con pochissimi elementi: una voce, due voci. Costruisco con i materiali
più primitivi, con l’accordo perfetto, con una specifica tonalità. Tre note di
un accordo sono come campane. Ed è perciò che chiamo questo stile
“tintinnabulazione”. Ciò include anche un ritorno alla polifonia e allo stesso
canto gregoriano».
Negli anni
settanta , stavano facendo un percorso analogo i minima-listi americani (come
Philip Grass) ma Pärt non sapeva di loro e loro non sapevano che molto poco di
lui. Il tintinnabuli non aveva certo affinità con la musica sovietica degli
anni settanta. «Dovetti lasciare l’ Estonia – racconta – e trasferirmi a Vienna
dove trovai lavoro presso editori e istituzioni musicali e sviluppai contatti
con la musica occidentale. Rientrai in patria appena possibile al crollo dei
muri. Nel frattempo, i rapporti con i musicisti occidentali erano diventati
solidi e saldi. È in questo quadro che la Los Angeles Philharmonic Orche- stra
nel 2008 mi ha commissionato la Sinfonia N. 4 “Los Angeles”: l’ho
scritta 37 anni dalla terza ». È un lavoro di quanta minuti per grande organico,
eseguita in prima mondiale, a Los Angeles con Esa-Pekka Salonen sul podio. Ha
avuto un grande successo e ha ricevuto una nomination ai Grammy Award.
Il suo lavoro
attraversa tutti i generi, dal cameristico al corale al sinfonico, ma non tocca
il teatro. «È vero, non mi sono mai sentito portato per il teatro in musica o
l’opera lirica. Forse in Italia pochi sanno che mi sono dedicato molto alla
musica per cinema. Per questo motivo, tra i musicisti italiani con cui ho avuto
maggiori contatti ci sono, oltre a Salvatore Sciarrino e Luciano Berio, Nino
Rota ed Ennio Morricone. Ho al mio attivo almeno una cinquantina di colonne
sonore». Un musicista libero professionista, a cui nell’Estonia occupata dai
russi non è mai stata offerta una cattedra di insegnamento, deve pur lavorare
per vivere... «Inoltre – precisa – coniugare tintinnabuli minimalisti
all’immagine rappresenta una sfida e offre opportunità».
Nei giorni a
Perugia Arvo Pärt ha visitato la Galleria Nazionale Umbra. Il suo interesse è
stato principalmente per l’immagine del Cristo in croce. È rimasto
particolarmente colpito da un Crocifisso anonimo in legno di pioppo,
scolpito e dipinto, del XIV secolo. «Un volto molto sereno – ha commentato –
per la gioia di averci salvato». Prima di uscire, è tornato alla sala iniziale
per rivederlo ancora una volta. Ne ha voluto comprare una cartolina da portare
in Estonia.
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L’incontro
A colloquio con
il grande musicista estone che stasera inaugura BergamoScienza «Uno dei miei
principali obiettivi è contribuire a rompere gli steccati tra i cristiani»
MAESTRO. Il compositore
estone Arvo Pärt, 81 anni
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