Globalizzazione, competizione tributaria e la crisi fiscale dello Stato sociale
In questi giorni in cui è molto acuta la querelle
tra la Commissione Europea, il Governo della Repubblica d’Irlanda e la Apple
vale la pena riprendere in mano un lavoro di Reuven S. Avi Yonah (un giurista
della Law School della Università del Michighan) inizialmente pubblicato nel
lontano maggio del 2000 nella Harvard Law Review ma di recente aggiornato: Globalization,
Tax Competition and the Fiscal Crisis of the Welfare State.
Il paper parte dalla constatazione che l’attuale
globalizzazione è molto differente dalla precedente – quella tra il 1870 ed il
1914) in quanto caratterizzata da una mobilità molto più elevata del capitale
che del lavoro mentre tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento,
prima che venissero posti limiti all’immigrazione, il lavoro era almeno tanto
mobile quanto il capitale. La mobilità del capitale è il risultato del
progresso tecnologico (la possibilità di spostare somme enormi in via
elettronica) e della fine dei controlli valutari. La mobilità del capitale è
strettamente legata alla competizione tributaria, in base alla quale gli Stati
sovrani possono ridurre le tasse e le imposte su soggetti (individui, famiglie
ed imprese) nei loro confini al fine di attirare investimenti in portafoglio e
diretti. La competizione tributaria, a sua volta, rappresenta una minaccia per
il gettito da tasse ed imposte su individui ed imprese che tradizionalmente
hanno alimentato i moderni stati sociali.
La risposta iniziale dei Paesi avanzati è stata
quella di spostare l’onere tributario dal capitale (più mobile) al lavoro (meno
mobile). Quando l’aumento della tassazione sul lavoro è apparso non più
sostenibile (senza danneggiare seriamente l’occupazione), si è tentato di
ridurre tutele lavoristiche e previdenziali. Ma anche questi tentativi si sono
scontrati con opposizioni politiche e sociali. Quindi, la globalizzazione e la
competizione tributaria causano crisi fiscali a Paesi che vogliono continuare a
fornire ai loro cittadini servizi sociali al tempo stesso in cui le tendenze
demografiche, le diseguaglianze, il mercato del lavoro rendono tanto più
necessaria una rete di tutele. L’esito è l’aumento delle pressione per
reintrodurre controlli sui capitali con il rischio di ridurre crescita e
benessere a livello mondiale. Se si vuole mantenere l’internazionalizzazione
dei mercati e la rete di tutela sociale occorre ‘limitare la competizione
tributaria in modo congruo con la capacità di Stati democratici di determinare
il perimetro desiderabile dei loro settori pubblici.
Questo è il punto essenziale. Ed è un punto
squisitamente politico. Può la Commissione Europea (organo tecnico) diventare
al tempo stesso organo politico e magistratura per decidere su quale
competizione tributaria è legittima o non legittima sino a quando gli Stati
membri non hanno concluso un trattato in materia?
Nessun commento:
Posta un commento