MANOVRA/ Il trucco di Renzi
per aggirare i vincoli dell'Europa
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lunedì 26 settembre 2016
LaPresse
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NEWS Economia e Finanza
Difficile
accusare l'Ocse di essere una conventicola di “gufi”. Le previsioni di Chateau
de la Muette a Parigi, sede dell'Organizzazione dei trenta Paesi del mondo
a più alto reddito pro-capite, preconizzano crescita piatta (un misero 0,8%
l'anno) per l'Italia nei prossimi due anni. Stime analoghe vengono dai corridoi
del Fondo monetario internazionale e dal gruppo del “consenso” (i venti
maggiori centri mondiali di analisi previsionale, tutti privati, nessuno
italiano). Quasi in parallelo, il Presidente della Bundesbank e quello della
Commissione europea affermano ufficialmente che l'Italia di flessibilità ne ha
avuta sin troppa.
Quindi,
salta la tattica che, secondo “maligni”, sarebbe stata definita dal Governo:
ottenere flessibilità per aumentare il deficit corrente e includere
nella Legge di bilancio interventi particolaristici tali da favorire categorie
che potrebbero, nel successivo referendum, spostare parte dell'opinione
pubblica verso il Sì. Nelle ultime ore, per tentare di mantenere l'ossatura
della tattica, mutando la terminologia, non si parla di più di flessibilità,
ma di esenzione dalla contabilità, su cui definire l'indebitamento netto
della Pubblica amministrazione ai fini del rispetto delle norme europee, per le
spese per l'ammodernamento degli edifici scolastici, per il terremoto e per i
costi diretti dell'immigrazione.
Non si sa
ancora quale sarà la risposta delle autorità e dei partner europei.
Probabilmente negativa. Anche ove ci fossero aperture, sarebbero di corto
respiro. I mercati (e gli italiani) sanno che non sono le convenzioni (e gli
artifici) contabili a stimolare la crescita. Non solo, come abbiamo visto su
queste pagine più volte (e ricordato la settimana scorsa), i
Paesi del continente vecchio che hanno mantenuto tassi accettabili di crescita
sono anche quelli che hanno tenuto sotto controllo il rapporto tra stock di
debito pubblico e Pil, ma la stessa Ocse ci ricorda che i Paesi che negli
ultimi anni hanno ridotto il perimetro pubblico (e della spesa pubblica) sono
quelli che hanno avuto sviluppo (pur moderato dalla situazione demografica del
continente): la Gran Bretagna ha ridotto la spesa pubblica dal 48,8% al 43% del
Pil, la Spagna dal 46% al 43,3%, l'Irlanda dal 47,2 % al 35,9% e hanno avuto
tassi di crescita annui del 2,3%, del 3,2% e del 6,9%, mentre l'Italia ha
aumentato la spesa complessiva dal 49,9% al 50,7% e ha un'economia che
ristagna.
Artifici
contabili che comunque aumenterebbe disavanzo e rapporto tra debito e Pil
scoraggerebbero i mercati. Il Governo potrebbe trovarsi con una crisi
finanziaria analoga a quella del 1992 e del 2011. Soprattutto per quel che
riguarda lo spread non tanto con i titoli tedeschi, quanto con i Bonos della
Spagna, Paese che, nonostante le difficoltà di formare un governo stabile, ha
saputo ridurre il perimetro della spesa pubblica e tenere sotto controllo il
rapporto tra stock di debito e Pil.
In
parallelo, è importante notare che gli occupati italiani sono con i francesi
quelli con minori ore di lavoro annuali effettive nel mondo occidentale. Lo
aveva rilevato Edward Prescott in un saggio pubblicato (ma si tratta di mera
coincidenza) lo stesso anno (il 2004) in cui gli è stato conferito il Premio
Nobel. Uno studio freschissimo di Alexander Bick (Arizona State University),
Bettina Bruggemann (McMaster University) e Nicola Fuchs-Schundeln (Goethe
Universitat di Francoforte) - Iza Discussion Paper No. 10179 - utilizza i dati
delle indagini nazionali sulle forze di lavoro dal 1983 al 2011 per esaminare
le ore effettivamente lavorate per persona occupata a livello aggregato per 18
Paesi europei e per gli Stati Uniti. In generale, gli europei occupati
lavorano, su base annua, il 19% di meno degli americani. Circa la metà del differenziale
deve attribuirsi a livelli d'istruzione e a normative nazionali su ferie e
congedi. E l'Italia ne esce male.
Cos'ha fatto
l'unica misura di politica economica del Governo, il Jobs Act, per mutare tale
situazione? Dato che c'è un nesso tra ore lavorate, produttività e crescita, la
materia richiede attenzione. Più della contabilità creativa.
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