Cosa penso degli sbuffi di Matteo Renzi a Bratislava
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L'opinione
di Giuseppe Pennisi
La riunione
informale del Consiglio Europeo a Bratislava è stata un brusco risveglio per
tutti coloro che speravano che dopo le tensioni e i traumi di questi ultimi
anni l’Unione Europea (UE) tentasse di ritrovare una maggiore coesione. Lo è
stato soprattutto per l’Italia a cui – dicono coloro che erano al vertice – è
stata sbattuta la porta in faccia in materia di flessibilità di bilancio e proposte di Immigration Compact.
Il Presidente del
Consiglio Matteo
Renzi ha senza dubbio
fatto bene a tenere una conferenza stampa distinta da quella dei leader di
Francia e Germania con i quali poche settimane fa, a Ventotene, aveva
vagheggiato di costituire un ‘direttorio’ di ‘grandi potenze’ nell’UE, orfana
del tradizionale alleato con l’Italia, la Gran Bretagna.
Tuttavia, alle sue
giustificate proposte in materia di immigrazione (il cui costo grava
principalmente su Italia e Grecia) ha aggiunto due rilievi che lo hanno
indebolito.
Il primo riguarda
quello che un diplomatico francese ha definito “il continuo piagnisteo sulla flessibilità”. Sa non di non essere in grado di prendersela, se vuole come ha fatto
Parigi. Con un debito pubblico del 140%, mentre quelli di Francia, Spagna,
Portogallo e Germania sono al 96,4%, 100,3%, 126,8% e 68,6%, è consapevole del
fatto che senza una malleveria europea i mercati reagirebbero come nell’estate
del 1992, con conseguenze gravissime sul referendum e sul suo futuro politico.
Il secondo riguarda
l’avanzo commerciale tedesco. Non solo nessun accordo scritto specifica che non
deve superare il 6% del Pil (si tratta solo di interpretazioni su frasi
relative ad avanzi commerciali ‘ragionevoli’) ma mi insegnava Robert Mundell
che c’è una sola arma per equilibrare le bilance commerciali: il tasso di
cambio. L’unione monetaria l’ha messa in atto grazie al Q.E: della Banca centrale europea e del graduale deprezzamento dell’euro
rispetto al dollaro. Farne un punto di attacco alla Germania ha indebolito
l’Italia, come rilevato da un alto funzionario del Ministero dell’Economia di
Berlino. Per questo motivo, si è messo l’acceleratore sulle riforme
istituzionali. Mentre quelle economiche sono nel grembo degli Dei.
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