giovedì 28 aprile 2016

LA MANOVRA DI MEZZA ESTATE ED IL DEBITO DEGLI EUROPEI in Formiche mensile maggio



LA MANOVRA DI MEZZA ESTATE ED IL DEBITO DEGLI EUROPEI
Giuseppe Pennisi
Nonostante le assicurazioni del Presidente del Consiglio e del Ministro dell’Economia e delle Finanze, ancora una volta le primavera giunge con mormorii di una manovra finanziaria di mezza estate (aumento di tasse ed imposte, riduzione della spesa) non solo per restare nei ‘parametri’ definiti a livello europeo per l’indebitamento delle pubbliche amministrazioni ma soprattutto per iniziare a fare diminuire lo stock di debito pubblico in termini assoluti ed in rapporto al Pil.
E’un tema che abbiamo trattato più volte in questa rubrica, fornendo anche suggerimenti (riduzioni della rendita per i detentori di titoli pubblici ad alte cedole, privatizzazione totali non parziali di Poste Italiane, riduzione del numero delle partecipate del ‘capitalismo municipale’ non ‘a babbo morto’ ma entro la fine del 2016). Temo che sarà ancora oggetto di geremiadi e di prediche inutili. Le autorità proposte sobbalzano quanto il Bollettino della Banca Centrale Europea ci invia avvertimenti. Reagiscono con stizza quando la Commissione Europea ci dà una brutta pagella. Ma dopo qualche giorno di polemica sui giornali, si torna a progettare una ‘manovrina’ (come le ‘finanziarie bis’ degli Anni Ottanta del secolo scorso) , nella speranza (od illusione) che si sufficiente. La ‘lobby’ del debito pubblico è vastissima e composta di una rete di interessi legittimi (da chi ha acquistati titoli ad alti tassi di interesse negli Anni Novanta a chi vive di sovvenzioni per imprese che dovrebbero competere sul mercato, dagli amministratori e dipendenti di enti e partecipate inutili, e via discorrendo).
Un economista cinese (che lavora in Scozia alla università di Dundee) ed uno tedesco (della università di Amburgo) ci ricordano che la ‘tragedia in tre atti’ della Grecia (CESifo Working Paper No 5677) iniziò proprio così: non essere in grado di resistere al ‘ partito del forte debito pubblico ‘ nella illusione di poter galleggiare nell’area della moneta unica europea. Sappiamo cosa è successo e solo il terrorismo ci ha distratti dai tormento che travagliano la Repubblica Ellenica.
Non sono solo il ‘caso greco ‘ e gli avvertimenti della Bce e della Commissione Europea a ricordarci che occorre cambiare strada ed adottare una politica di rientro graduale dal debito. Un lavoro a circolazione ristretta  preparato da due economisti greci (Veni Arakellian dell’Università Pantheion e Petros Dellaportas dell’Università di Atene) e da due economisti italiani dell’Università di Brescia (Roberto Savona e Marika Vezzoli)-e curato dalla SYRTO (Systhemic Risk Tomography, una denominazione eloquente) propone un nuovo metodo per individuare le aree di ‘debolezza di rischio sovrano’ all’interno dell’eurozona. Il metodo utilizza l’andamento dei CDS (Credit Default Swaps) come misura di base per valutare il possibile contagio (di titoli di debito pubblico più o meno buoni) , nonché indicatori dei singoli Paesi e delle caratteristiche fondamentale della loro crescita economica e della loro finanza pubblica. Utilizzando dati per il periodo 2008-2013, per Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo , Spagna , Francia e Repubblica Federale Tedesco , e tenendo conto di altri indicatori (tasso di disoccupazione,rapporto debito:Pil, tasso d’inflazione, crescita economica) . L’Italia appare come un anello debole proprio per la caratteristiche del suo debito pubblico. Ma anche altri Paesi non stanno bene. Cosa ci frena dal proporre una conferenza (ovviamente riservata e senza annunci) per la ristrutturazione del debito dell’eurozona?

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