La
“Lucia” che fa scandalo a Londra
aprile
26, 2016 Giuseppe Pennisi
La sera del 25 aprile, in diretta
da Londra, lo spettacolo si è potuto vedere in oltre 900 sale cinematografiche
in tutto il mondo
È veramente ‘scandalosa’, come hanno scritto alcune
giornali britannici in articoli che sono rimbalzati, amplificati, in un
reportage nel ‘New York Times International’, la Lucia di Lammermoor di Gaetano
Donizzetti, su libretto di Salvatore Cammarano, messa in scena a Londra da
Katie Mitchell, con Diana Damrau, che ha cantato con successo in questo ruolo a
Monaco e Berlino, il tenore americano Charles Castronovo, il baritono francese
di Ludovic Tézier e la concertazione di Daniel Oren? La sera del 25 aprile, in
diretta da Londra, lo spettacolo si è potuto vedere in oltre 900 sale
cinematografiche in tutto il mondo. Lo ho visto al cinema Barberini di Roma.
Tratta da uno dei romanzi storico-romantici dello scozzese
Walter Scott, di cui La Pléiade ha appena pubblicato la collezione integrale
(anche se in Italia è noto solo per le edizioni hollywoodiane e televisive di
“Ivanohe”, messa in musica, tra l’altro, in un ‘centone’ di Gioacchino Rossini
rappresentato alcuni anni fa al festival di Martina Franca), Lucia rappresenta
un anello di transizione essenziale dal melodramma di inizio Ottocento a quello
verdiano. Da un lato, l’orchestra evoca l’atmosfera delle brume scozzesi in un
notturno quasi infinito (al pari di quanto avviene nel capolavoro rossiniano
ispirato ad un altro lavoro di Scott, La donna del lago).
Da un altro, le parti vocali richiedono grande maestria:
vennero scritte per Gilbert-Louis Duprez, il tenore che ha inventato il “do di
petto”, Fanny Persiano, un soprano, al tempo stesso, dalla vocalità leggera e
dalla coloratura raffinatissima, e Domenico Coselli, baritono agilissimo.
‘Lucia’ è un apologo di potere bruto che vede protagonisti uomini guerrieri
coinvolti in continue violenze e questo stesso mondo di violenza maschile
opprime, schiaccia l’innamorata Lucia, appena orfana di madre Nella maggior
parte dei numerosi allestimenti dell’opera che sono stati proposti sui
palcoscenici di tutto il mondo, Lucia è predisposta alla follia fin dalla prima
entrata in scena. Non è affatto folle fin dal principio, ma al contrario una
persona piena di emozioni giuste, umane, sane, anche se fragile. Lucia è in
pieno possesso della sua vita empatica, ammette il dolore, conosce l’amore e lo
vive emotivamente, la gioia che Donizetti sottolinea con tutta l’introduzione
dell’arpa, le angosce più profonde del nostro essere e, contrariamente a suo
fratello, lei vive queste emozioni. Enrico è morto in quanto odia se stesso e
gli altri, segue esclusivamente le logiche del potere ed è quindi determinato
dall’esterno, non ha una vita interiore come Lucia.
La musica di Donizetti fa emergere di battuta in battuta
una differenza evidente e abissale tra il mondo femminile di Lucia fatto di un
susseguirsi continuo di diversi sentimenti, amore ed emozioni e quello
unilaterale maschile dove trionfano quasi unicamente la smania di potere, di
guerra (quindi di distruzione) e l’odio. Le musiche del mondo di Enrico sono
spesso marce o musiche cupe. Enrico è infelice, odia se stesso, non conosce
l’amore, non ha una donna, non soffre per la morte della madre e ne parla
soltanto in una battuta cinicamente. Si potrebbe anche dire che ciò che sembra
essere normale sia in realtà la vera follia.
Enrico, Arturo, Raimondo, Normanno e in parte anche Edgardo
sono personaggi deformati con grandi mancanze emotive. Lucia rimane sorpresa e
quasi scioccata dal primo incontro con l’amato Edgardo: si frequentano da molto
tempo anche se di nascosto, ma finora non lo aveva mai conosciuto come uomo di
potere. La protagonista viene poi condotta alla follia da giochi di inganni
legati al potere. Il culmine dell’opera è la famosa scena della follia che
viene sempre rappresentata seguendo i cliché di quello che noi pensiamo sia
folle con strani gesti e atteggiamenti gratuiti che non arrivano in nessun modo
al vero nucleo di quanto accade con Lucia.
È sorprendente che Cammarano e Donizetti la facciano
parlare di Edgardo pur avendo appena assassinato Arturo. Lucia assassina parla
con amore di Edgardo. C’è una sola spiegazione a questa scelta drammaturgica:
in verità Lucia è stata spinta alla schizofrenia. Si è ribellata ai giochi di
potere esterni a lei, ammazzando Arturo per salvare dentro di sé la sua vera
vita emozionale, cioè l’amore verso Edgardo.
Portare Lucia in scena una sfida per una ragione specifica
connessa alla “tradizione” italiana. Nelle edizioni in circolazione dalla
seconda metà dell’Ottocento vengono operati tagli copiosi (quasi un terzo della
partitura), principalmente nei ruoli maschili; la vocalità della protagonista
veniva portata a soprano drammatico.
I tagli hanno l’effetto di imperniare tutta l’opera su
Lucia, dimenticando che si svolgono due azioni parallele: una tra i quattro
uomini (Edgardo, Enrico, Arturo e Raimondo) e l’altra tra l’aspro mondo
maschile (dove le fanciulle, pure le sorelle, sono oggetto di compravendita) e
quello della fragile Lucia, tanto debole da diventare assassina e pazza non
appena l’uomo a cui è stata venduta (Arturo) si abbassa i pantaloni per avere
ciò che ha pagato.
Sotto il profilo musicale, la Lucia londinese segue la
prassi di mantenere i tagli di tradizione e di imperniare la drammaturgia
dell’opera sulla figura della protagonista; essa, però, non è una fanciulla ma
già incinta da Edgardo (nel primo atto c’è una scena di rapporto sessuale al
cimitero abbastanza esplicita e ben mimata da con Diana Damrau e Charles
Castronovo nel loro duetto iniziale). Per alcuni aspetti, la si potrebbe
considerare una femminista che si ribella al mondo maschile che la contorna. In
questo contesto, il cruento assassinio di Arturo e la successiva follia hanno
una forte coerenza. Nel libretto, ed in gran parte delle produzioni,
l’assassinio di Arturo da parte di Lucia la notte delle nozze (mentre lui sta
per portarla a letto) avviene fuori scena. Nella edizione londinese, la scene
sono sempre divise in due parti, in una delle quali si vede il proseguire della
vicenda tra i vari quadri; quindi, avviene sul palcoscenico ed è molto cruento.
Il sangue abbonda sino al termine dell’opera quando anche Edgardo spira,
suicida, nel cimitero dei suoi avi.
Quella di Katie Mitchell è senza dubbio una lettura piena di violenza, soprattutto interiore anche in quanto la scena di sesso e l’assassinio, pur sanguinoso, di Arturo sono poca cosa rispetto a quanto si vede in prime time in televisione. Quindi, tanto rumor per nulla.
Quella di Katie Mitchell è senza dubbio una lettura piena di violenza, soprattutto interiore anche in quanto la scena di sesso e l’assassinio, pur sanguinoso, di Arturo sono poca cosa rispetto a quanto si vede in prime time in televisione. Quindi, tanto rumor per nulla.
Molto buoni gli aspetti musicali grazie ad un energica
concertazione di Oren ed ottimi cantanti attori.
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