Dopo oltre
un decennio “Il Trittico” pucciniano torna a Roma
aprile 5,
2016 Giuseppe Pennisi
La produzione è coprodotta con il Teatro Reale di
Copenhagen e l’an der Wein di Vienna con Daniele Rustioni sul podio, la regia
di Damiano Michielletto e un cast di grandi nomi. Debutta il 17 aprile
Dopo un’ottima edizione nel 2002, con Daniela Dessì protagonista
delle tre opere, Gianluigi Gelmetti sul podio e la regia d Roberto De Simone Il
Trittico di Giacomo Puccini torna a Roma. La produzione è coprodotta con il
Teatro Reale di Copenhagen e l’an der Wein di Vienna con Daniele Rustioni sul
podio, la regia di Damiano Michielletto e un cast di grandi nomi. Debutta il 17
aprile.
Puccini
pensava ad un trittico di tre opere in un atto – sottolinea Alberto Cantù in
L’Universo di Puccini: da Le Villi a Turandot ( Zecchini Editor, (250 pagine, €
20) sin dopo il successo di Tosca. Allora gli atti unici avevano una certa
presa sul pubblico specialmente se collegati da un fil rouge. Puccini penso
addirittura ad un trittico dantesco su Inferno, Purgatorio e Paradiso. Sappiamo
che alla fine il prodotto fu un atto granguignolesco (Il Tabarro), una tragedia
(Suor Angelica) ed una conclusione comica ma noir (Gianni Schicchi).
Il Trittico venne commissionato dal Metropolitan e
composto durante la prima guerra mondiale. A casa Puccini il conflitto mondiale
si intercalava con quello famigliare. Il compositore, con il supporto
principalmente di Giovacchino Forzano (scrittore, poeta, drammaturgo, regista
anche cinematografico) e di Tito Ricordi (nella cui scuderia era tornato) aveva
completato Il Trittico a cui lavorava dal 1913 proprio poche settimane prima di
Caporetto e l’epidemia di febbre gialla. Il figlio Tonio, militare di leva,
tornato a casa, tentò il suicidio (anche per questioni sentimentali). Sua
sorella Tomaide morì per l’epidemia. Sua moglie Elvira intercettò la lettera
del console svizzero che, data la situazione, gli ritirava il visto di accesso
a Lugano dove andava periodicamente (e frequentemente) dalla propria amante
dell’epoca Sybil Seligman; la tresca, quindi, era svelata all’irritatissima
Elvira. Con l’Italia nel caos, era difficile trovare un teatro per mettere in
scena Il Trittico, in effetti tre opere distinte la cui produzione richiede
circa trenta solisti ed un organico orchestrale mahleriano. Il debutto ebbe
luogo il 14 dicembre 1918 a New York (senza la presenza di Puccini – i mari non
erano sicuri a ragione delle mine lasciate dai tedeschi) con buon successo.
Seguì una trionfale prima italiana a Roma l’11 gennaio 1919, una londinese il
18 giugno 1920 (alla presenza di Re Giorgio), una viennese nell’ottobre 1920 ed
una riprese a Bologna nel 1921. Ogni volta Puccini ritoccò la partitura che
ebbe il suo assetto definitivo alla prima alla Scala il 29 gennaio 1922, dove
venne introdotta, in Suor Angelica, “l’aria dei fiori”, la sperimentazione
armonica audace, atonale ed al confine quasi con la dodecafonia.
Resta il dubbio che, in qualche modo, pur se non
presenti né sulla scena né nella partitura, il conflitto entri nel background
de Il Trittico. I tre atti unici, complementari, per contrasto hanno come filo
conduttore la morte, vista in termini sanguigni anzi brutali ne Il Tabarro, in
modo religioso in Suor Angelica ed in maniera tra il grottesco ed il sarcastico
in Gianni Schicchi. Come se il Puccini, con simpatie per gli Imperi Centrali
anche dopo la loro sconfitta (basti pensare alla cura per la prima viennese, in
tedesco, del 1920), non rimuovesse del tutto l’inutile strage e non ne restasse
insensibile. Che io sappia nessuno ha, sino ad ora, risolto il problema.
È, invece, palese, principalmente nel finale di Gianni
Schicchi, e quindi, dell’intero Trittico, la lode alla “gente nova” un
sentimento di adesione a un ordine nuovo che in Italia si sarebbe concretato
ben presto. Secondo lo stesso Dizionario Enciclopedico degli Italiani, Forzano
(1884-1970) fu uno degli autori e registi più apprezzati nel periodo tra le due
guerre mondiali e fece fede della sua adesione al regime anche in libri di
memorie degli Anni Cinquanta.
La regia di Michieletto di ambientazione contemporanea rispecchia questo clima cupo e si differenzia da altre edizioni recente che puntavano più su un finale solare in Gianni Schicchi.
La regia di Michieletto di ambientazione contemporanea rispecchia questo clima cupo e si differenzia da altre edizioni recente che puntavano più su un finale solare in Gianni Schicchi.
Leggi di Più: "Il Trittico" pucciniano torna a Roma | Tempi.it
Follow us: @Tempi_it on Twitter | tempi.it on Facebook
Nessun commento:
Posta un commento