OPERA/ La
"Creazione" secondo Mahler
Pubblicazione:
lunedì 11 aprile 2016
Un momento del concerto
NEWS Musica
Ho avuto la
fortuna di ascoltare la Terza Sinfonia di Mahler a Roma il 13 marzo alla Sala
Santa Cecilia eseguita, in un concerto fuori abbonamento dalla Budapest
Festival Orchestra , diretta da Iván Fischer con Gerhild Romberger come
contralto e con i cori di voci femminili e di voci bianche dell’Accademia
Nazionale di Santa diretti da Ciro Visco. E a poche settimane di
distanza, il 7 aprile, di gustarla nell’ambito del Festival Le Printemps des
Arts de Montecarlo, nell’auditorium Ranieri III del Principato, eseguita
dai Bamberger Simphoniker diretti di Jonathan Nott sempre con Gerhild Romberger
come contralto, con il coro femminile dei Bamberger Simphoniker diretto da Rolf
Beck e il coro di voci bianche della Académie de Musique Ranieri III diretto da
Bruno Habert. La Budapest Festival Orchestra ha la (meritata) reputazione
di essere uno dei migliori complessi sinfonici al mondo. I Bamberger
Simphoniker, dal canto loto, sono una grande orchestra , specializzata in
Mahler.
Non capita
spesso di ascoltare la Terza Sinfonia di Mahler a ragione della
lunghezza (da un’ora e quarantacinque minuti a due ore, a seconda del
maestro concertatore), dell’enorme organico orchestrale (il più vasto richiesto
da Mahler), dalla necessità di due cori e da un difficile ruolo per il
contralto solista. E’ ancora più raro ascoltarla eseguita da due grandi
complessi di fama mondiale. Ricordiamoci che passarono circa cinque anni dalla
conclusione della partitura e la sua prima esecuzione integrale) proprio in
quanto nessun impresario osava rischiare.
Come ho
illustrato altrove, la Terza Sinfonia è una delle prove decisive che la
conversione di Mahler, nato in una famiglia di ebrei non praticanti, al
cattolicesimo, a 37 anni, fu sincera (come dimostrano vari documenti, tra cui
l’ultimo telegramma in versi alla moglie Alma) e non un espediente per
diventare Direttore della Regia Opera Imperiale di Vienna. In questo contesto,
la Terza Sinfonia deve essere letta non tanto come un inno panteistico alla
natura (come hanno sostenuto Claudio Abbado e numerosi altri) , ma alla stregua
dell’equivalente de La Creazione di Haydn nel clima , però, non del
Settecento splendente ma di quel periodo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio
del Novecento in cui l’Europa stava preparandosi al proprio suicidio con
una lunga guerra interrotta da un armistizio di circa vent’anni.
E’ una
sinfonia divisa in capitoli: l’inizio dell’estate (un primo tempo maestoso di
oltre mezz’ora), cosa mi raccontano i fiori e i prati (a tempo di minuetto),
cosa mi raccontano gli animali e le foreste (uno scherzo), cosa mi racconta
l’uomo (con l’aria del soprano basata su testi di Così Parlo Zaratustra di
Friedrich Nietzsche con avvertimenti all’uomo appena creato), cosa mi
raccontano gli Angeli (un andante con brio) e cosa mi racconta l’amore (un
lungo adagio). Nel disegno originale , avrebbe dovuto concludersi con un ultimo
episodio: la vita in Paradisco (in cui San Pietro tenta di coordinare, senza
grandi esiti, altri Santi). Data la durata, già enorme, della sinfonia questo
episodio diventò quello iniziale della successiva quarta sinfonia.
Ho già
trattato, su una testata britannic, la lettura scintillante data dalla Budapest
Festival Orchestra: un vero e proprio inno alla Creazione ed all’opera di Dio
E’
differente la lettura offerta dai Bamberger Simphoniker. In primo luogo,
la Terza Sinfonia è stata preceduta da un lavoro del
recentemente scomparso i Henry Dutilleux, con una sgargiante Barbara Hannigan (Correspondances per
soprano ed orchestra, un condensato dell’universo del compositore)- un lavoro
elegante e raffinato. Di conseguenza, la sinfonia di Mahler è stata eseguita in
due parti: la prima con il primo movimento e la seconda con gli altri.
Un
espediente necessario data la durata del lavoro (l’intero concerto è stato di
circa tre ore).
Ma non è
questo il punto fondamentale. La lettura di Jonathan Nott non intende essere
scintillante come quella di Iván Fischer. Vuole essere riflessiva, meditativa.
In sintesi mentre Fischer esalta la Creazione, Nott riflette sul suo
significato. Lo si avverte specialmente nell’adagio finale, quasi una preghiera
wagneriana , con echi diParsifal perché sia il Signore sia
l’umanità da Lui creata si redimano a vicenda. Un’ultima notazione:il grande
livello delle due orchestre appare non solo nella loro coesione ma nei
meravigliosi ottoni e fiati, nonché violoncelli ed arpe. Qualità che raramente
si riscontrano nelle nostre orchestre.
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