Vivendi e il
"cono sud" delle tlc
Giuseppe
Pennisi
24 marzo
2016
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Il nuovo
travaglio attraversato da Telecom non deve essere letto come un episodio di
politica industriale nazionale (alla stregua dei numerosi cambiamenti di
gestione e di azionariato avvenuti in circa un quarto di secolo fa). Non deve
neanche essere visto come un giudizio sulle capacità del management uscente
(nonostante il cambio al vertice sia stato salutato da un balzo delle
quotazioni del titolo in Borsa).
E', invece,
l’indicazione che i vari management che si sono succeduti in questi ultimi anni
hanno mancato di visione oppure che hanno avuto meno visione (e meno mezzi per
attuarla) di quello che era entrato un socio minoritario, ma presto diventato
il principale concorrente: Vivendi. La multinazionale di origine francese ha un
disegno chiaro: diventare il pilastro di un "cono sud" delle telecomunicazioni
in Europa, tale da comprendere Francia, Italia, Spagna e Portogallo. Il
progetto aveva l’ambizione di includere la sponda meridionale del Mediterraneo
(Tunisia, Marocco, Algeria), oggi non più così promettente come nella fase
immediatamente successiva alla breve primavera araba.
In questa
ottica, Vivendi sta conducendo una campagna acquisti anche rischiose quali
l’OPA ostile , quali quella nei confronti di Gameloft (un’azienda di video
giochi). Ciò spiega un’altra dimensione della strategia di Vivendi: concepire
le tlc in un senso molto lato da includere i media (da qui l’interesse per
un’intesa con Mediaset).
Vivendi è
entrata in Telecom in punta di piedi, ma nel 2015 ne ha acquistato il 20%
tramite semplici operazioni di Borsa. Tali operazioni sono state facilitate dal
fatto che Telecom continua a essere caratterizzata da forte indebitamento e
lenta crescita. Secondo Eikon (una delle maggiori società di analisi
finanziaria), se si tiene conto del margine operativo lordo atteso da Telecom
per il 2016, l’azienda è contendibile con uno sconto di almeno il 20% rispetto
alla sua capitalizzazione di mercato. Indubbiamente, ove Telecom diventasse una
componente del "cono sud" di Vivendi, i nuovi azionisti di
riferimento cercherebbero di ridurre i costi (ed il personale) in Italia, di
ristrutturare il debito, di dare nuovi obiettivi strategici, e di liberarsi
della sussidiaria brasiliana al più presto, non necessariamente con la
tempistica e il prezzo migliore.
Ciò crea
numerosi interrogativi. Se il "cono sud" di Vivendi crea una
posizione dominante, la Commissione Europea , spesso severa in materia
all’interno dei singoli Paesi, non dovrebbe restare silenziosa . Tanto più che
con il controllo di Telecom, Vivendi lo avrebbe anche su un "bene
comune" come la Rete italiana. Potrebbe essere una mera posizione
attendista da parte di Bruxelles. Oppure, come malignano alcuni, potrebbe dire
che i veri poteri forti in Europa hanno fatto una scelta non favorevole
all’Italia.
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