Quanto sono vulnerabili le imprese italiane?
di Giuseppe Pennisi*
Un lavoro (appena messo on line)
dell’ufficio studi della Banca d’Italia modellizza le fragilità delle
imprese italiane. Ne sono autori Antonio De Socio e Valentina Michelangeli,
ambedue del servizio studi di Via Nazionale (Modelling Italian Firms –
Financial Vulnerability. Bank of Italy Occasional Paper No. 293).
Nel lavoro viene elaborato un modello per
valutare l’evoluzione della vulnerabilià finanziaria delle imprese utilizzando
dati micro-economici (e micro-finanziari) al fine di tenere conto della
differenza dei settori e dei comparti, nonché di quella che può essere chiamata
la loro “demografia” (da quanto tempo sono sul mercato). La analisi micro – è
questo uno degli aspetti significativi del lavoro – viene integrata con
considerazioni e stime macro economiche al fine di stimare l’andamento
dell’EBITDA (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization,
acronimo inglese che in italiano viene comunemente tradotto Margine
Operativo Lordo, o MOL) le spese per interessi, ed il debito finanziario
per ciascuna impresa individuale in un orizzonte di due anni.
In questo modo, si ottiene una previsione delle
percentuale della aziende italiane che possono essere considerate “vulnerabili”
dal punto di vista finanziario; ad esempio quelle il cui EBITDA, o MOL, è
negativo o quelle le cui spese per interessi sono pari al 50% dell’ EBITDA, o MOL
od ancore quelle il cui indebitamento tende ad aumentare.
Applicando il modello ai dati del 2013 per
660.000 imprese (dati disponibili nel 2015), lo studio stima un aumento delle
imprese “vulnerabili” nel 2014 ma una loro contrazione nel 2015 (quando si
sono avvertiti i flebili segnali di una ripresa dell’economia reale e c’è stata
una riduzione significativa dei tassi d’interesse). Il modello viene anche
impiegato per tratteggiare scenari di stress finanziario (sulle imprese del
campione).
Lo strumento è senza dubbio di grande utilità.
Tuttavia, una pubblicazione più tempestiva delle previsioni (sempre che i dati
siano disponibili) potrebbe essere più significativa, specialmente in una fase
(come l’attuale) in cui i segnali di ripresa si stanno affievolendo e ci sono
avvisaglie di una deflazione. Potrebbe essere utile non solo ai fini delle
decisioni della Banca centrale europea (quali quelle che il Consiglio
dell’Istituto con sede a Francoforte dovrà prendere il 10 marzo) ma anche
e soprattutto come input nelle politica tributarie nazionali. Imprese
vulnerabili vogliono dire Italia vulnerabile.
* Presidente del board scientifico del Centro Studi
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