Dove va l’Europa di Bruxelles?
Il corsivo
dell'economista Giuseppe Pennisi
Dove va
l’Unione Europea (UE)? Occorre chiederselo con urgenza dopo gli attentati di
Bruxelles. Non solo perché il Califfato Islamico e le sue propaggini sul
Vecchio continente sono un’ulteriore minaccia al “grande disegno” di una closer
integration degli Stati dell’UE: si stanno alzando di nuovo le barriere ai
movimenti di persone ed i controlli a quelli di merci, aumentano i Governi
degli Stati UE che chiedono “statuti speciali” quali quello che il Consiglio
Europea ha concesso alla Gran Bretagna, pullulano le richieste di flessibilità
nell’applicazione di trattati ed accordi intergovernativi firmati e ratificati
e di eccezioni nei riguardi di regolamenti appena entrati in vigore. Ma
soprattutto perché Bruxelles è diventata un microcosmo di quella che potrebbe
essere la futura UE.
Per decenni,
i dirigenti ed i funzionari di questo “microcosmo” si sono vantati di fare
parte di quella che era che era diventata da una piccola città “liberty” di un
piccolo Regno creato a tavolino per essere uno “Stato cuscinetto” tra Francia e
Germania e diventata la “capitale multiculturale e multirazziale d’Europa”. E’
una “capitale” – ha avvertito di recente il capo della redazione politica di Die
Zeit Jochen Bittner – di cui non si dovrebbe essere orgogliosi se
rappresentasse il modello verso cui stiamo viaggiando per l’UE del futuro.
A circa
duecento anni dalla creazione del Regno del Belgio, l’integrazione tra
fiamminghi, valloni e un piccolo numero di tedeschi è lontana dall’essersi
compiuta, nonostante avessero come minimo comun denominatore una religione
comune. Per un territorio ed una popolazione simili a quella della Lombardia si
è costituita una federazione con tre “comunità” che hanno solo in parte
continuità geografica (la carta geografica del Belgio assomiglia a quella della
Repubblica del Sud Africa con i Bantustan alla fine degli Anni Settanta). Le
“comunità”, oltre ad avere lingue diverse, hanno servizi di sicurezza
differenti (in gran misura alla dipendenza delle municipalità, regolamenti
locali spesso contrastanti), e via discorrendo.
Se i
fiamminghi, i valloni e la minoranza tedesca si sentono più legati alle loro
“comunità” che al circa duecentennale Regno, per quale motivo i musulmani
residenti od anche nati in Belgio si dovrebbero sentire cittadini del Regno ed
assimilarne leggi, usi e costumi? Le rivalità tra “comunità”, che hanno
impedito al Regno di darsi un Governo per oltre cinquecento giorni, si
riflettono anche nella vita amministrativa: a Bruxelles (capitale del Regno
federale) non esiste imparzialità dell’amministrazione (principio di base di
qualsiasi Stato moderno); forse esiste un po’ di imparzialità giudiziaria.
Le varie
“comunità” sono in competizione (e lotta) continua e ciascuna ha i propri
valori di riferimento. Un risultato è l’accavallarsi di norme e direttive,
conseguente lentezza (ove non caos) in qualsiasi azione. Naturalmente in questa
situazione sguazzano il malaffare ed il terrorismo.
E’ questa
l’Europa multinazionale dove ci stiamo dirigendo? Sarebbe il momento di una
pausa di riflessione.
Nessun commento:
Posta un commento