Gli affreschi della
Filarmonica romana
marzo 9,
2016 Giuseppe Pennisi
Al di fuori
della capitale, e del mondo musicale internazionale, pochi conoscono
l’Accademia Filarmonica Romana, una delle più antiche istituzioni musicali
italiane.
Al di fuori
della capitale, e del mondo musicale internazionale, pochi conoscono
l’Accademia Filarmonica Romana, una delle più antiche istituzioni musicali
italiane. Venne fondata nel 1821 sulla scia del grande fenomeno del
“dilettantismo”; i giovani esponenti dei ceti alti ricevevano di solito una
eccellente preparazione musicale, che mettevano poi in pratica coll’eseguire
musica appunto “per diletto” nei propri salotti. A fondare la Filarmonica fu
dunque un gruppo di nobili e di agiati borghesi guidati dal marchese Raffaele
Muti Papazzurri: cantanti e strumentisti “dilettanti” decisi a riunire le
proprie energie per l’esecuzione non solamente di brani isolati ma di intere
opere liriche in forma di concerto. Ben presto – con il riconoscimento
ufficiale dello stato pontificio, nel 1824 – la Filarmonica modificò l’assetto
di accordo amichevole fra privati, per arrivare ad assumere un ruolo di primo
piano nella vita culturale cittadina. Nonostante le difficoltà economiche e
quelle politiche – che comportarono anche una lunga interruzione dell’attività
fra il 1849 e il 1856 – l’Accademia riuscì infatti a rispondere all’ansia di
aggiornamento della classe dirigente, col proporre partiture che, per motivi di
censura o per indisponibilità delle sale teatrali, il pubblico romano non
conosceva. A titolo esemplificativo basterà citare alcune opere eseguite in
prima romana alla Filarmonica: Mosè in Egitto, Elisabetta regina d’Inghilterra,
Zelmira di Rossini; L’esule di Roma, Lucrezia Borgia, Don Sebastiano di
Donizetti; Il Crociato in Egitto di Meyerbeer; I briganti, La vestale e
l’oratorio Le sette parole di N.S. Gesù Cristo sulla Croce di Mercadante.
Particolare rilievo ebbero poi la prima esecuzione italiana dell’Assedio di
Corinto di Rossini nel 1827, e il Guglielmo Tell, che venne proposto nel 1835
dopo un pertinace divieto opposto dalle autorità per diversi anni; le
condizioni imposte dalla censura prevedevano l’omissione di tutti i recitativi,
le consuete mende al testo poetico e perfino l’omissione del titolo dell’opera
sui biglietti d’invito.
Prestigiosa
anche la lista delle personalità che collaborarono con la Filarmonica, a
partire da Gaetano Donizetti, che scrisse un brano per la cantata Il genio
dell’Armonia in omaggio a Pio VIII e diresse Anna Bolena nel 1833; il tenore
Enrico Tamberlick invece debuttò diciassettenne nel 1837 in Guglielmo Tell. Nel
1860 la Filarmonica venne sciolta dal governo pontificio perché numerosi
esponenti avevano manifestato orientamenti filoliberali.
Attualmente
l’Accademia Filarmonica è con il Teatro dell’Opera e l’Accademia Nazionale di
Santa Cecilia, una delle tre maggiori istituzioni musicali romane. Lavora ,
prevalentemente, in tre sale: il Teatro Olimpico (ora chiuso per restauro, il
Teatro Argentina e la Sala Casella, costruita nel giardino della sua sede al
centro di Roma). A cinque minuti da piazza del Popolo, la sede è uno scrigno di
verde, di musica, d’arte nella Casina Vagnuzzi, storico edificio il cui nucleo
risale al Cinquecento e la cui veste attuale, di eleganza neoclassica, è dovuta
prima a Giuseppe Valadier e poi a Luigi Canina. L’importanza storico-culturale
e la piacevolezza dell’insieme sono state sancite dal Fondo per l’Ambiente
italiano, che ha inserito la sede della Filarmonica nei «luoghi del cuore» e
l’ha aperta al pubblico (con visite guidate) nel corso delle giornate FAI di
primavera. L’edificio faceva parte del grande complesso dei possedimenti di
papa Giulio III appena fuori dalla Porta del Popolo, di cui è testimonianza
l’adiacente Villa Giulia. Nella casina (che comprende alcune sale
splendidamente affrescate e in cui sono conservate le memorie della storia
della Filarmonica Romana dal 1821 a oggi) trovano posto gli uffici
dell’istituzione e la Biblioteca; l’edificio prospetta sui vasti Giardini,
popolati da numerose piante sia comuni che rare, luogo in cui si svolge la
stagione estiva della Filarmonica Romana.
Ha una
programmazione versatile di cameristica, danza ed anche a volte opera da camera
(di recente, Cristina Zavalloni ha trionfato ne La Voix Humaine di Francis
Poulenc su testo di Jean Cocteau). La ‘Filarmonica Romana’, in linea con le sue
origini promuove i giovani musicisti ed ascoltatori.
In questo
contesto si sta svolgendo una serie di cinque concerti intitolati ‘assolo’.
Vengono tenuti alle 19 (orario perfetto a Roma per un ‘prima di cena’), durano
un’oretta e si svolgono nella sala principale della casina , sede
dell’istituzione, nella ‘sala degli affreschi’, al piano terra-quindi sul
giardino- contiene circa trenta posti. Il prezzo del biglietto è simbolico (tre
euro). E’ un po’ un ritorno alle origini quando giovani suonavano musica
giovane ed erano ascoltati da giovani in un salotto più che in un auditorium,
anche di piccole dimensioni.
Ha iniziato
il flautista Giuseppe Megna , con musiche di Sciarrino, Telli , Jolivet e
Munari (due prime esecuzioni assolute). Hanno proseguito la violinista Federica
Severini (con musiche di Fedele, Costa, Berio e Morgantini (una prima
esecuzione assoluta) e Alice Corteggiani al clarinetto in duo con Samuele
Telari alla fisarmomica (con musiche di Hosokawa, Olivanti, Avramidu, Luca e
Sbordoni – tre prime esecuzioni italiane). Continueranno Alessandro Viale al
pianoforte (con musiche di Quagliarini, Coli, Mirigliano, Rotaru e Boulez- due
prime esecuzioni assolute) e Matteco Rocchi alla viola (con musiche di Hindemith,
Tarnhel, Duduk, Carnini e Dantoni – due prime esecuzioni assolute).
Un’idea
brillante ed un programma fresco ed elegante che sto assaporando come uno
champagne di grande classe.
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