Dai salotti a Dante
marzo 30,
2016 Giuseppe Pennisi
Il festival
annuale del Centre de Musique Romantique Française si svolgerà dall’8 marzo al
15 maggio a Venezia e sarà imperniato su Benjamin Godard
Quest’anno il festival annuale del
Centre de Musique Romantique Française, emanazione di una fondazione di ricerca
interamente privata, si svolgerà dall’8 marzo al 15 maggio a Palazzetto Bru
Zane di Venezia e sarà imperniato sulla figura di Benjamin Godard. Si è avuto
un anticipo a Parigi ed a Monaco, dove è stata eseguita in forma di concerto la
sua opera Dante ripresa dai canali culturali delle maggiori televisioni.
Chi è stato
Godard? E quale la sua importanza nella storia della musica?Nato nel 1849,
enfant prodige del violino, allievo di Richard Hammer e di Henri Vieuxtemps,
Benjamin Godard entra al Conservatorio parigino, ove studia composizione sotto
la guida di Henri Reber. Viene respinto due volte al concorso del prix de Rome,
ma ciò nonostante svolge un ruolo attivo nella vita musicale francese
dell’inizio della Terza Repubblica: strumentista di vaglia, Godard suona in un
quartetto, e i suoi pezzi per pianoforte e le sue mélodies riscuotono un sicuro
successo nei salotti. È anche direttore d’orchestra; in questa veste,
rivitalizza l’attività dei concerti Pasdeloup e fonda la Société des
concerts modernes. Nel 1887 è chiamato a insegnare al Conservatorio di Parigi,
ove diviene titolare del corso di musica d’insieme. Il suo catalogo,
comprendente circa 200 numeri d’opus, tocca tutti i generi, tranne la musica
sacra: sei opere, tra cui Jocelyn (1888) e La Vivandière (1895), rimasta
incompiuta, che conobbe un grande successo postumo; numerosi pezzi per
orchestra, tra cui varie sinfonie a programma (in particolare, la Symphonie
légendaire con cori, e Le Tasse, sinfonia drammatica con solisti e cori che
gli valse il Prix de la Ville de Paris nel 1878); parecchi concerti e brani di
musica da camera, nonché un’abbondante produzione di mélodies e di musica per
pianoforte.
Lo stile di
Godard, alla maniera del classicismo romantico di Mendelssohn, rimane
tradizionale, pur traendo spunto da ispirazioni fortemente complementari
(esotismo, regionalismo, musica anticarivisitata); peraltro, il compositore
manifestò apertamente il proprio disinteresse per lo stile wagneriano. La sua
carriera si interruppe prematuramente: di salute cagionevole, Godard è
costretto a lasciare Parigi per trasferirsi a Cannes, dove muore nel 1895 a
soli 46 anni.
Rari sono i
compositori che hanno saputo padroneggiare con altrettanto virtuosismo il
violino e il pianoforte, ossia i due strumenti principe del secolo romantico.
Di conseguenza il concerto, cavallo di battaglia dei virtuosi, è ampiamente
rappresentato nel corpus dei lavori di Godard. Non fu soltanto grazie
all’allettante sottotitolo di «romantique» che il suo Concerto op. 35 ottenne una
certa fama: nella tradizione del concerto «brillante» degli anni Trenta
dell’Ottocento, il solista sottomette l’orchestra al giogo di un archetto
fremente quanto vendicativo. Nel Concerto per pianoforte n. 1, viceversa, il
solista dialoga sottilmente con l’orchestra; tale ambizione sinfonica si nota
anche nella suddivisione in quattro movimenti – invece di tre – di questo
lavoro, che meriterebbe di ritrovare posto nelle sale da concerto. Violino e
pianoforte sono quindi al centro della produzione da camera di Godard, che si
tratti di sonate di ampio respiro (come la Sonate fantastique per pianoforte) o
di vivaci miniature per strumenti solisti, oppure associati ad altri, in trii o
quartetti. fantastique pour piano, en particulier), de piquantes miniatures en
solistes ou associés à d’autres instruments, en trio ou quatuor.
Lontano dal
contrappunto scolastico e dagli obblighi politici, Godard sembra lasciarsi
cogliere da ispirazioni furtive, frutto di una cultura borghese pienamente
assimilata; ne derivano quindi numerosi pezzi tematici e mélodies capaci di far
vibrare l’intimo sentimentalismo del suo pubblico (Rêve vécu e Solitude per
pianoforte, o Les Larmes e Veux-tu? per voce e tastiera). Godard coltiva anche
il colore pittoresco, sia regionale (En plein air per violino e pianoforte) sia
esotico (la Symphonie orientale tocca, una dopo l’altra, l’Arabia, la Cina, la
Grecia, la Persia e la Turchia). Si dedica ai generi tradizionali,ma
aggiungendovi un tocco di poesia.
Cesellatore
di miniature nelle sue numerose mélodies, Godard ama anche la grandiosità che
un’opera lirica di ampie proporzioni permette di dispiegare.Le opere
costituiscono perciò un aspetto importante della personalità del compositore,
che qui depone il pennello dell’acquerellista per dipingere grandi affreschi di
soggetto epico.. Con Le Tasse, Godard, appena ventinovenne,raggiunge il proprio
apice; Les Guelfes, tuttavia, non saranno da meno (ma non furono rappresentati
in vita del compositore), e neanche Pedro de Zalamea.
Sembra però
che i libretti non fossero all’altezza della musica. Jocelyn resta il suo
maggior successo, grazie a una ninnananna aggiunta in un secondo momento e
divenuta il canto del cigno di Godard. Il soggetto rivoluzionario, allora in
voga,assecondava il sentimentalismo dell’opéra-comique di carattere storico.
Dante ricorda sia Le Tasse, per gli echi italianizzanti, sia Les Guelfes per il
tema politico.La prima rappresentazione all’Opéra-Comique fu guastata da una
scenografia misera che non rendeva giustizia all’opera, che nondimeno era di
ampio respiro; vi abbondano le arie, molte delle quali avrebbero grande
successo anche oggi.
Infine, La
Vivandière – una rievocazione della Rivoluzione (in questo caso, l’insurrezione
della Vandea), completata da Paul Vidal – divenne un gioiello del repertorio
dell’Opéra-Comique prima della Prima guerra mondiale, anche se purtroppo Godard
non ne conobbe il successo.
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