Stupri e truculenti
infanticidi a teatro. Ridicolo scandalo internazionale per due opere in scena a
Londra: ma la finzione della lirica offre ben di peggio…
Scritto da Giuseppe
Pennisi | martedì, 22 marzo 2016 · 0
Stupri (in
Guglielmo Tell e Lucia di Lammermoor) e infanticidi truculenti (in Boris
Gudonov) in scena. L’International New York Times pubblica un lungo
servizio sulle regie granguignolesche nella paludata Royal Opera House di
Londra: e si apprende che centinaia di spettatori richiedono indietro i soldi
dei biglietti. Ma la prima riflessione da fare è che l’opera lirica è stata
spesso collegata alla trasgressione: nella Venezia del Seicento si poteva
vedere a teatro (si pensi alle opere di Cavalli) quanto vietato
dall’Inquisizione, specialmente in materia di eros esplicito. In secondo luogo,
principalmente le regie tedesche ma anche alcune regie italiane hanno sempre
fatto ampio sfoggio di quanto ormai è entrato nel “comune senso del pudore”,
per non parlare di quel che si vede in televisione, anche nei canali “di
Stato”. Di che si parla in questo caso? Questa edizione di Lucia di
Lammermoor si potrà vedere il 25 aprile in una venticinquina di sale
italiane in diretta HD da Londra ed allora si potrà giudicare: date le prassi
dei teatri britannici, lo stupro (adombrato nel libretto) sarà molto più
castigato di quanto visto ad esempio nel Don Giovanni di Mozart che
girato recentemente nei teatri del circuito lombardo e marchigiano. Lo stesso
regista Graham Vick, britannico, mi ha ammesso in un intervista che avrebbe
avuto difficoltà a metterlo in scena così nel Regno Unito. D’altronde la
contestata regia di Damiano Michieletto del Guglielmo Tell (di cui
esiste già in dvd) è una versione pudica di quanto visto due anni fa a Pesaro,
Torino e Bologna.
SANGUE FINTO
DA SPETTACOLO PARROCCHIALE
Veniamo infine al Boris Gudonov, visto in diretta HD il 22 marzo al cinema Barberini di Roma. Viene presentata in edizione critica la prima versione dell’opera (1869) di Musorgskij: il regista Richard Jones presenta un dramma psicologico intimista che ha un suo valore, ma di difficile comprensione per gli spettatori che non hanno dimestichezza con le varie versioni dell’opera. Ottima comunque la recitazione, anche grazie alla bravura attoriale dei cantanti, specialmente dei due protagonisti, Bryn Terfel (nel ruolo di Boris) e John Graham-Hall (in quello di Shuisky). Un’unica scena di sangue: l’assassinio del Principe Dimitri (legittimo erede al trono) da parte di sicari di Boris, accompagnato da un po’ di sangue finto (da spettacolo parrocchiale). In conclusione: l’articolo dell’International New York Times pare scritto per épater les bourgois. Si se si vuole una regia “forte” ed un po’ “horror”, ci sono a disposizione un paio di dvd: L’Incorazione di Poppea di Monteverdi messa a scena a Oslo nel 2010 con la regia di Ole Anders Tandberg e Khovanscina di Musorgskij messa in scena a Monaco di Baviera nel 2007 con la regia di Dmitry Tcherniakov.
Veniamo infine al Boris Gudonov, visto in diretta HD il 22 marzo al cinema Barberini di Roma. Viene presentata in edizione critica la prima versione dell’opera (1869) di Musorgskij: il regista Richard Jones presenta un dramma psicologico intimista che ha un suo valore, ma di difficile comprensione per gli spettatori che non hanno dimestichezza con le varie versioni dell’opera. Ottima comunque la recitazione, anche grazie alla bravura attoriale dei cantanti, specialmente dei due protagonisti, Bryn Terfel (nel ruolo di Boris) e John Graham-Hall (in quello di Shuisky). Un’unica scena di sangue: l’assassinio del Principe Dimitri (legittimo erede al trono) da parte di sicari di Boris, accompagnato da un po’ di sangue finto (da spettacolo parrocchiale). In conclusione: l’articolo dell’International New York Times pare scritto per épater les bourgois. Si se si vuole una regia “forte” ed un po’ “horror”, ci sono a disposizione un paio di dvd: L’Incorazione di Poppea di Monteverdi messa a scena a Oslo nel 2010 con la regia di Ole Anders Tandberg e Khovanscina di Musorgskij messa in scena a Monaco di Baviera nel 2007 con la regia di Dmitry Tcherniakov.
– Giuseppe
Pennisi
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