sabato 17 maggio 2014

Un “Don Giovanni” al Massimo di Palermo in Formiche 16 maggio



Un “Don Giovanni” al Massimo di Palermo
16 - 05 - 2014Giuseppe Pennisi Un "Don Giovanni" al Massimo di Palermo
Torna in scena al Teatro Massimo di Palermo, dopo dodici anni, Don Giovanni, capolavoro teatrale di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte: debutto fissato per oggi 16 maggio alle ore 20:30 (repliche sino al 25 maggio) con un nuovo allestimento con la regia di Lorenzo Amato, le scene di Angelo Canu e i costumi di Marja Hoffmann.
TEATRO MASSIMO OPERA LIRICA "DON GIOVANNI" DI MOZART
TEATRO MASSIMO OPERA LIRICA "DON GIOVANNI" DI MOZART
L’OPERA
L’opera andrà  in scena nella cosiddetta versione di Vienna del 1788, che si differenzia da quella per il debutto a Praga nel 1787 soprattutto perché si chiude con la morte di Don Giovanni e non prevede l’epilogo affidato a Leporello e agli altri personaggi. In effetti, saranno in scena due Don Giovanni poiché a quello per il pubblico adulto viene affiancato, da mercoledì 21 maggio a sabato 24 maggio, alle ore 11:30,  una versione dell’opera pensata dal regista palermitano Roberto Catalano per un pubblico di meno esperti, per un primo approccio all’opera, per i turisti di passaggio o per gli studenti: «Il sipario si alza su Leporello che, dopo anni, torna in quella che fu la casa di Don Giovanni. Tra le mani stringe “il catalogo”, un grande libro dalle pagine bianche sul quale vuole scrivere la storia del suo padrone: la casa si popola all’improvviso dei personaggi che l’hanno frequentata: Donna Anna, Don Ottavio, Zerlina, dall’omicidio del Commendatore alla morte di Don Giovanni. Le pagine si riempiono di appunti; scrivere però non basta: per salvare la storia dal tempo che passa, bisognerà  metterla in musica, solo così tutti potranno capirla e ricordarla per sempre. Leporello si rivolge al pubblico: ciascuno potrà  tracciare su un foglio righe di pentagramma e note. La sala del Teatro Massimo diverrà allora la prima pagina del Don Giovanni».
IL CAST
Nella versione  principale, sul podio dell’Orchestra del Massimo Stefano Ranzani, protagonista Carlos Ãlvarez, considerato uno degli interpreti di riferimento del ruolo. Al suo fianco un cast di livello internazionale con Malin Hartelius (Donna Anna), Giulio Pelligra (Don Ottavio), Michail Ryssov (Il Commendatore), Maija KovaÄevska (Donna Elvira), Marco Vinco (Leporello), Biagio Pizzuti (Masetto), Barbara Bargnesi (Zerlina). Nelle recite del 17, 21 e 25 maggio gli interpreti saranno: Mattia Olivieri (Don Giovanni), Rocio Ignacio (Donna Anna), Tomislav Mu ek (Don Ottavio), Michail Ryssov (Il Commendatore), Ellie Dehn (Donna Elvira), Matias Tosi (Leporello), Biagio Pizzuti (Masetto), Barbara Bargnesi (Zerlina). Il Coro del Teatro Massimo è diretto da Piero Monti
UNA TRAGEDIA DI SOLITUDINE
“Don Giovanni – afferma il regista – comincia e termina con la morte”. Quindi in questa come in altre recenti edizioni, l’opera non verrà letta come una commedia ma come una tragedia di solitudine. Ricordiamo che nel 2009, ad inaugurazione del festival di Aix en Provence, un’équipe di russi, giovani ma già affermatissimi (Dmitri Tcherniakov, Elena Zaitseva, Alexei Parin) e la direzione musicale di Louis Langrée alla guida della Freiburger Barockorchester (che utilizzava strumenti musicale d’epoca, ossia di fine Settecento) trasformava “il dramma giocoso” in un “ritratto di famiglia in un inferno” in una Russia degli anni del crollo di quella che fu l’Unione Sovietica. Non molto tempo fa alla Scala, Peter Mussbach (nel 2006 con la concertazione di Gustavo Dudamel e nel 2010 con quella di di Langrée) lo rendeva un cupo dramma di periferie violente. Le crinoline, le parrucche e anche la marionette si sono viste di recente nell’edizione di Franco Zeffirelli portata a Roma dal Metropolitan e in una produzione che ha girato con successo in teatri “di tradizione” veneti e marchigiani.
I VALORI UNIVERSALI
Tuttavia, “Don Giovanni” parla di valori universali che meglio si comprendono se portati nel contesto attuale. Ad esempio, l’edizione che ha inaugurato la stagione della Scala 2011-2012 non solamente porta la vicenda ai giorni d’oggi ma è chiaramente frutto di stretta collaborazione tra l’impostazione drammaturgica (regia di Robert Carsen, scenedi Michael Levine, costumi di Brigitte Reiffenstuel, luci dello stesso Carsen e di Peter van Preat) e della direzione musicale di Daniel Barenboim. Ne risulta una grande integrità concettuale sia scenica sia musicale. L’opera diventa una riflessione al tempo stesso desolante e struggente sulla condizione umana – ipocrita, falsa, lussuriosa.

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