giovedì 8 maggio 2014

Tristan, note di Maggio in Milano Finanza 8 maggio

Numero 089  pag. 1 del 8/5/2014

Teatro Al festival che cerca di risollevarsi dalla crisi è in scena l'opera di Wagner

Tristan, note di Maggio

Innovativa la regia di Stefano Poda, serrata la direzione di Metha
di Giuseppe Pennisi     



Il Tristan und Isolde di Richard Wagner ha appena inaugurato il Maggio Musicale Fiorentino, dove sarà in scena fino all'11 maggio. Questo ha l'ambizione di essere il festival del rilancio di una manifestazione fra le più antiche e più importanti in Europa che sta tentando di uscire, anche grazie a provvedimenti normativi speciali per teatri in difficoltà, da una gravissima crisi finanziaria.
Tra l'altro, gli organici sono stati rivisti, e ridotti. Una seconda inaugurazione avrà luogo in una serata di gala il 10 maggio all'Opera di Firenze, costruita ai bordi del Parco delle Cascine, con un programma in quattro parti: due atti di differenti opere (Otello di Verdi e Tosca di Puccini) e due balletti, rispettivamente di Ravel e Pãrt. Il calendario di questo 77° Maggio Musicale (che si estende fino al 4 luglio) comprende altre tre opere, ossia Roberto Devereux di Donizetti, L'amore delle tre melarance di Prokofiev e Orfeo ed Euridice di Gluck, oltre a balletti e a una vasta serie di concerti, con alcune delle migliori bacchette a livello mondiale.
Tristan si impone per due aspetti d'interesse, la regia di Stefano Poda e la concertazione di Zubin Mehta. Poda, che cura anche scene, costumi e luci, e lavora principalmente all'estero (soprattutto in Austria), fornisce una lettura nuova del lavoro: un'ambientazione astratta e atemporale dove l'aktion (questo il titolo che Wagner diede ai tre atti in cui, però, di azione scenica in senso stretto c'è poco) è essenzialmente interiore: i due protagonisti si amano ma non si sfiorano e non perdono l'innocenza.
La presenza (specialmente nel primo atto) di Tristano e Isotta bambini e all'inizio del terzo di mimi nudi ma castissimi sottolinea l'innocenza in scena e si giustappone all'eros in buca.
La scena unica, visivamente attraente, ricorda la pittura astratta giapponese. Torsten Kerl (Tristan), Lioba Braun (Isolde) , Julia Rutigliano (Brängane) e Stephen Milling (Re Marco) vivono in mondo esclusivamente di sentimenti a cui si contrappone quello sanguigno, e violento, di Martin Gantner (Kurnewal) e Kurt Azesberger (Melotto). Un'interpretazione analoga, ma meno radicale, era stata proposta da Patrice Chéreau alla Scala nel 2007. Kerl è un tenore eroico dal timbro molto chiaro, mentre la Braun è un mezzo soprano che scende a registri da contralto; ciò fa apprezzare meglio che in altre edizioni il lungo duetto del secondo atto dove spesso vengono affiancati un tenore brunito e un soprano drammatico. Tra gli altri - tutti di buon livello - spicca il Re Marco di Stephen Milling nel lungo monologo del secondo atto, una pagina che in molte edizioni tende a sembrare lungo e monotono, ma a cui egli ha dato forza e drammaticità. Zubin Mehta, che proprio al Maggio Fiorentino aveva offerto un Tristan di alta qualità nel 1999, ha mutato profondamente approccio rispetto a tre lustri fa. Allora, la sua concertazione aveva posto l'accento sui presagi novecenteschi di un cromatismo (specialmente il secondo atto) che apre la via alla scuola di Vienna e alla dodecafonia. Oggi enfatizza, invece, il sentimentalismo post romantico, serrando i tempi e dando maggior risalto alle dissonanze, specialmente nel finale del primo atto. (riproduzione riservata)

Nessun commento: