OPERA/ Nasce con buoni auspici il Teatro di Roma Capitale
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Foto Silvia Lelli
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Grande festa la sera del 23 maggio a Piazza Beniamino Gigli dove ha sede il
Teatro di Roma Capitale, nuova denominazione del Teatro dell’Opera, costruito
dal Com. Costanzi, a sue spese, nel decennio successivo della breccia di Porta
Pia al fine di dotare Roma di un teatro all’altezza di quella che voleva essere
una grande potenza. In mattinata è stato promulgato il decreto che, oltre a
dare un’allocazione supplementare del Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) alla
fondazione (che ha attuato una severa cura economica negli ultimi mesi) le
conferisce uno stato speciale, tale da consentire programmazione triennale
delle attività.
Il Presidente del Teatro dell’Opera di Roma, il Sindaco Ignazio
Marino, e il Sovrintendente Carlo Fuortes hanno espresso grande soddisfazione
per la nuova denominazione che la Fondazione capitolina assume – cioè Teatro
dell’Opera di Roma Capitale – dopo l’approvazione, ieri in Consiglio dei
Ministri, del decreto legge proposto dal Ministro dei Beni e delle Attività
Culturali e del Turismo Dario Franceschini.
“Si tratta – sostengono Ignazio Marino e Carlo Fuortes - di un
primo importante passo per il riconoscimento dell’alto valore del Teatro e dei
suoi complessi artistici che, sotto la direzione del Maestro Riccardo Muti ha
raggiunto livelli di eccellenza”. Il decreto legge prevede che, "per
valorizzare e sostenere le attività operistiche nella Capitale, la Fondazione
Teatro dell'Opera di Roma assume il nome di Teatro dell'Opera di Roma Capitale".
“Molto positive – commentano Marino e Fuortes – sono anche le norme
che riguardano l’incremento di 50 milioni di euro del fondo per il risanamento
delle fondazioni liriche, e l'aumento della defiscalizzazione del mecenatismo
privato. Entrambe, contribuiranno a dare grande impulso al rafforzamento del
Teatro dell'Opera di Roma Capitale, consentendogli di uscire definitivamente
dalla situazione di criticità economico-finanziaria in cui il Teatro versava
alla fine del 2013”.
Riccardo Muti, dal Giappone con la compagnia del Teatro, ha
riaffermato che si tratta di una grande istituzione con un fortissimo
potenziale.
La sera è andata in scena la prima rappresentazione La bella
addormentata nel bosco di Peter Illich Tchaikovsky con la coreografia
di Paul Chalmer che, in questo lavoro, conserva intatto il gusto per
lo stile classico, dalla bellezza intramontabile, di Marius Petipa. La
bacchetta è quella del Maestro David Garforth, specialista della direzione
di balletto. In questo allestimento, che ha debuttato nel 2002 e viene ripreso
con successo periodicamente le atmosfere che si richiamano alla fiaba di
Charles Perrault sono evocate dalle scene e i costumi di Aldo Buti. Non è,
però , una fiaba per bambini nonostante commissionato dai Teatri Imperiali proprio
per soddisfare le famiglie dell’aristocrazia. Musicalmente e drammaturgicamente
il balletto è prossimo a Il Lago dei Cigni (composto 13 anni prima) ma con
dettagli più elaborati. Per quanto considerata ‘l’apoteosi’ del balletto
classico, la partitura anticipa la morbosa sensualità delle ultime sinfonie.
Tra i molti aspetti della sua figura poliedrica, di compositore quanto mai
istintivo e appassionato e al tempo stesso estremamente attento alla
cesellatura formale, spicca la sua straordinaria sensibilità timbrica.
Tchaikovsky seppe indagare le possibilità espressive degli strumenti
tradizionali, in particolare i fiati, ricavandone suoni e impasti originali,
raffinatissimi e inconfondibili. L’importanza che egli attribuì ai colori
dell’orchestra fu tale da relegare la produzione pianistica in secondo piano,
nonostante la straordinaria fama guadagnata dal suo primo concerto per
pianoforte e orchestra. A mio avviso, sul palcoscenico le belle scene
tradizionali, i ricchi costumi e la elegante coreografia, erano una gioia per
gli occhi,in buca David Garforth estraeva l’inquietante natura di una partitura
composta quando il compositore era nel pieno della deriva sulla sua identità
più intima che in meno di tre anni lo avrebbe portato al suicidio. La fiaba si
svolge in clima macero e morboso, nonché fortemente erotico, con preannunci
della morte.
Nei ruoli principali si alternano: in quello
della Principessa Aurora Adyaris Almeida (23 e 24 maggio),
Elena Evseeva (già solista del Teatro Michajlovskij, dal 2008 è
membro della compagnia del Teatro Mariinskij. Debutterà al Costanzi
in sostituzione della Prima ballerina Alessandra Amato che,
per un infortunio, non potrà danzare il 25 e 28 maggio),
Gaia Straccamore (Etoile dell’Opera di Roma; 27 e 29),
Jurgita Dronina (Principal all’Het Nationale Ballet; 30 e 31), e
Alessia Gay (1 giugno); Principe
Florimondo Alessandro Macario (ospite residente al San Carlo di
Napoli; 23, 24, 27 e 29 maggio), Giuseppe Schiavone (25 e 28),
Vladimir Shishov (Primo Ballerino Solista alla Wiener Staatsoper e
Principal al Volksoper Wien–Ballett; 30 e 31) e Claudio Cocino (1
giugno); Fata Carabosse ManuelParuccini (Primo Ballerino
dell’Opera di Roma; 23, 24, 25, 27 e 28 maggio),
Anjella Kouznetsova (29 e 30) e Alessia Barberini (31 maggio
e 1 giugno). E ancora nel ruolo della Principessa Florina si alterneranno Sara
Loro, Giovanna Pisani, Alessia Gay ed Erika Gaudenzi; Fata dei lillà Marianna
Suriano e Sara Loro; Uccello Blu Alessio Rezza, Claudio Cocino e Giacomo Luci.
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