Tra ripresa e pessimismo il Don Giovanni torna in scena a Palermo
di Giuseppe Pennisi
Una due giorni molto particolare quella che si è
vissuta al Teatro Massimo la sera del 16, la prima del Don Giovanni di Mozart
in scena dopo 16 anni a Palermo e il giorno dopo quando, sullo stesso
palcoscenico, si è tenuto il convegno annuale della Federazione dei cavalieri
del lavoro. Numerosi partecipanti alla giornata di sabato, infatti, hanno
approfittato dell'occasione per assistere alla rappresentazione dell'opera. In
sala anche un gruppo di cinquanta melomani francesi e non è escluso che il
nuovo allestimento dell'opera mozartiana viaggi oltralpe, dove il regista
Lorenzo Amato è noto per avere avuto un notevole successo con La Rondine di
Giacomo Puccini all'Opéra di Nizza nel dicembre 2008. Mentre al Convegno si
respirava un'aria ottimista di rilancio dell'industria manifatturiera in Italia
e in particolare nel Sud ed in Sicilia, Don Giovanni (regia di Lorenzo Amato,
scene di Angelo Canu, costumi di Marja Hoffmann; direzione musicale di Stefano
Ranzani) è presentato, nella così detta «versione di Vienna» priva del «lieto
fine» di quella precedente (detta «di Praga»), non come una commedia «giocosa»
ma come la tragedia della solitudine dell'uomo di fronte alla morte. Non è una
lettura consueta ma filologicamente vicina a quella di Da Ponte che, esule a
New York e tornato ai Sacramenti, la mise in scena, prima di morire, nella
drogheria che gestiva. Il punto forte dello spettacolo è la sintonia tra
drammaturgia e concertazione. Ranzani è un apprezzato concertatore di lavori
della seconda metà dell'Ottocento e dalla prima del Novecento. Alle prese con
Mozart, la bacchetta è pesante, i tempi stringati. Si è distanti dalle letture
lievi a cui si è usi, ma coerenti con il mondo nebbioso più che notturno che
Amato mostra sul palcoscenico. In breve, un Don Giovanni che più che divertire,
fa discutere su grandi temi metafisici della esistenza terrena e della morte.
Tra gli interpreti ottimi Carlos Âlvarez (il Don), Marco Vinco (Leporello), e Michail
Ryssov (il Commendatore). Buoni Maija Kovaievska (Donna Elvira), Barbara
Bargnesi (Zerlina) e Biagio Pizzuti (Masetto). Diseguali, e con problemi di
dizione e di emissione, Rocio Ignacio (Donna Anna) e Tomislav Muzek (Don
Ottavio). (riproduzione riservata)
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