martedì 20 maggio 2014

Tra ripresa e pessimismo il Don Giovanni torna in scena a Palermo in MF Sicilia 21 maggio



Tra ripresa e pessimismo il Don Giovanni torna in scena a Palermo
di Giuseppe Pennisi     


Una due giorni molto particolare quella che si è vissuta al Teatro Massimo la sera del 16, la prima del Don Giovanni di Mozart in scena dopo 16 anni a Palermo e il giorno dopo quando, sullo stesso palcoscenico, si è tenuto il convegno annuale della Federazione dei cavalieri del lavoro. Numerosi partecipanti alla giornata di sabato, infatti, hanno approfittato dell'occasione per assistere alla rappresentazione dell'opera. In sala anche un gruppo di cinquanta melomani francesi e non è escluso che il nuovo allestimento dell'opera mozartiana viaggi oltralpe, dove il regista Lorenzo Amato è noto per avere avuto un notevole successo con La Rondine di Giacomo Puccini all'Opéra di Nizza nel dicembre 2008. Mentre al Convegno si respirava un'aria ottimista di rilancio dell'industria manifatturiera in Italia e in particolare nel Sud ed in Sicilia, Don Giovanni (regia di Lorenzo Amato, scene di Angelo Canu, costumi di Marja Hoffmann; direzione musicale di Stefano Ranzani) è presentato, nella così detta «versione di Vienna» priva del «lieto fine» di quella precedente (detta «di Praga»), non come una commedia «giocosa» ma come la tragedia della solitudine dell'uomo di fronte alla morte. Non è una lettura consueta ma filologicamente vicina a quella di Da Ponte che, esule a New York e tornato ai Sacramenti, la mise in scena, prima di morire, nella drogheria che gestiva. Il punto forte dello spettacolo è la sintonia tra drammaturgia e concertazione. Ranzani è un apprezzato concertatore di lavori della seconda metà dell'Ottocento e dalla prima del Novecento. Alle prese con Mozart, la bacchetta è pesante, i tempi stringati. Si è distanti dalle letture lievi a cui si è usi, ma coerenti con il mondo nebbioso più che notturno che Amato mostra sul palcoscenico. In breve, un Don Giovanni che più che divertire, fa discutere su grandi temi metafisici della esistenza terrena e della morte. Tra gli interpreti ottimi Carlos Âlvarez (il Don), Marco Vinco (Leporello), e Michail Ryssov (il Commendatore). Buoni Maija Kovaievska (Donna Elvira), Barbara Bargnesi (Zerlina) e Biagio Pizzuti (Masetto). Diseguali, e con problemi di dizione e di emissione, Rocio Ignacio (Donna Anna) e Tomislav Muzek (Don Ottavio). (riproduzione riservata)
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