OPERA/
Prigionia e libertà a Santa Cecilia, presente anche il Capo dello Stato
Pubblicazione: giovedì 1 maggio 2014
Napolitano e il Presidente della Commissione Barroso
NEWS Musica
In occasione della Festa della Liberazione e della
doppia canonizzazione, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha organizzato un
concetto ‘straordinario’ (replicato sino al 29 aprile) nel senso etimologico
della parola di ‘fuori dall’ordinario’. Da un lato, è stato ‘fuori
dall’ordinario’ sotto il profilo politico a ragione della presenza a Roma di
tanti ‘grandi della terra’ (per la doppia canonizzazione); il Capo di Stato
Napolitano con la Signora Clio e il Presidente della Commissione Barroso erano
nella fila centrale dell’auditorium e si sono intrattenuti con il
Sovrintendente e Direttore Artistico Cagli e con il Maestro Pappano sul
significato dell’evento. Da un altro, il concerto prevedeva, senza
interruzione, l’’aria della prigione’ da Fidelio di Beethoven, l’opera Il
Prigioniero di Luigi Dallapiccola, e gli ultimi due movimenti della nona
sinfonia di Beethoven. Ossia il primo romanticismo tedesco fuso con la
dodecafonia del 1947 italiana. La fusione è facilitata dal fatto che l’ultima
tonalità dell’aria da Fidelio è identica alla prima de Il Prigioniero; inoltre
il finale drammaticissimo de Il Prigioniero scivola facilmente nel terzo
movimento (riflessivo) della nona di Beethoven prima dell’esplodere dell’Inno
alla Gioia nel quarto movimento.
Questa ‘contaminatio’ che ha esaltato il pubblico dei
concerti dell’Accademia - un pubblico notoriamente tradizionalista e tendenzialmente
conservatore - deve essere letta sotto due punti di vista, uno politico e uno
musicale. Sotto il profilo politico, si è trattato senza dubbio di
un’operazione azzeccata: l’’aria’ da Fidelio e Il Prigioniero mostrano
indubbiamente i lati più repellenti della tirannia, mentre l’Inno alla Gioia
(cantato anche mentre veniva abbattuto il muro di Berlino) è l’esaltazione
della libertà.
Sotto il profilo più strettamente musicale sono
rimasto perplesso; dopo l’enorme tensione de Il Prigioniero la seconda parte
della nona di Beethoven mi è parsa un po’ appannata. Probabilmente è l’effetto
di un primo ascolto da parte di un ascoltatore che è un grande estimatore di
Dallapiccola. Se mai verrà prodotta una registrazione ad alta fedeltà del
concerto si potrà formulare un giudizio più meditato.
Alcune notazioni sugli interpreti. In primo luogo, il
coro e l’orchestra di Santa Cecila hanno fatto davvero miracoli nella lettura
della ‘contaminatio’, principalmente dei cinquanta minuti de Il Prigioniero.
Non esiste nessuna buona registrazione in commercio con cui fare raffronti e da
cui apprendere poiché non considero tale l’unica trovabile in Italia quella
realizzata venti anni fa dall’allora giovane Esa-Pekka Salonen con la radio
svedese. Ho la fortuna di possedere il disco, in vinile, prodotto dalla
National Symphony americana diretta da Antal Dorati.
Negli Stati Uniti e negli Anni Ottanta nell’Europa
dell’Est, specialmente a Budapest, Il Prigioniero era di repertorio
mentre in Italia Dallapiccola, che pur aveva dato le dimissioni dalla cattedra
universitaria alla proclamazione delle leggi razziali, era stato messo al bando
da una certa intellighentsia. Nel 1950, alla prima esecuzione scenica Il
Prigioniero venne accusato di anticomunismo viscerale (sono evidenti i nessi
con Koestler, Sirone e i lavori “dissidenti” di Sartre), nonché di essere “un
groviglio di suoni tale che neanche l’orecchio più educato e più svelto
riuscirebbe a districare” (così scrisse “L’Unità”). Da allora, una
ottantina di produzioni de Il Prigioniero nel mondo di cui solo una
mezza dozzina in Italia.
Ho avuto la fortuna di vederne tre (a Catania, a
Firenze e a Modena) dal vivo. Bravissimi i tre protagonisti (due dei quali
anche nella nona di Beethoven): Angeles Blanca Gulin è un soprano ‘assoluto’
che può affrontare qualsiasi ruolo, Louis Otey un baritono in grado di scendere
a registro da basso anche profondo, Stuart Skelton un tenore lirico spinto
(ottimo per il ruolo del torturatore mellifluo de Il Prigioniero e per la nona
ma avrei preferito un timbro più brunito per l’aria da Fidelio con cui si è
aperto il concerto..
© Riproduzione Riservata.
Nessun commento:
Posta un commento