Europee 2014, una
guida utile per gli indecisi
09 - 05 - 2014Giuseppe Pennisi
Senza volere entrare in decisioni ovviamente personali
e riservate, ecco alcune indicazioni utili per guidare le scelte degli indecisi
per il voto del 25 maggio.
I sondaggi che appaiono quasi quotidianamente in
materia di elezioni in programma il 25 maggio suggeriscono che in Italia un
terzo circa degli elettori non sa per chi voterà. Numerosissimi chiederanno
alla propria coscienza quale lista e quale candidato scegliere soltanto negli
ultimi giorni. Senza volere entrare in decisioni ovviamente personali e
riservate, alcune indicazioni possono essere utili per guidare le scelte.
Occorre, in primo luogo, tenere presente che il 25
maggio si terranno due tipi di elezioni molto differenti: quelle per il Parlamento
Europeo da leggersi sia in un’ottica di equilibri parlamentari europei sia
con una visione alla dinamica politica interna italiana: quelle amministrative
da intendersi essenzialmente nel contesto di problemi locali (ossia comunali) e
delle poche Regioni coinvolte (Piemonte, Abruzzo).
Ipotizzando che i temi e la qualità dei candidati
domineranno le elezioni comunali e regionali, occorre chiedersi se nel votare
per il Parlamento Europeo debbano prevalere criteri connessi ad un’ottica di
equilibri parlamentari europei oppure guardando alle dinamiche politiche
italiane. I parametri di valutazione e, soprattutto, i criteri di scelta
possono essere differenti (ed anche divergenti).
Guardando agli equilibri parlamentari europei, sarà
forse la prima volta in cui un esito probabile sarà una forte affermazione di
liste e candidati “anti-federalisti”. Si è scelto l’aggettivo con cura perché
si tratta di una gamma molto variegata – da chi è contrario all’Unione Europea
quale è stata negli ultimi anni a chi si oppone ad un’integrazione europea
anche politica, a chi vorrebbe “un’Europa delle Patrie” su schemi gaullisti, a
chi vuole allentare questi o quei vincoli dell’unione monetarie. E differenze
sono tali e tante che difficilmente formuleranno un programma coeso una volta a
Bruxelles e Strasburgo.
Tuttavia, prenderanno voti, e seggi, agli altri
maggiori partiti, il Pse ed il Ppe. I sondaggi sembrano dare vincente il Pse;
ciò vorrebbe aprire la strada ad un allentamento delle politiche di austerità,
che troverebbe l’appoggio di parte delle liste “anti federaliste”. Senza un Ppe
in grado di esercitare se non più la guida, almeno una forte opposizione, si
finirà per ripensare parte dell’Europa costruita in questi anni e a lasciare
l’unione bancaria incompleta.
Su piano interno, le regole sono tali che molte
piccole aggregazioni o non supereranno
le soglie di sbarramento o eleggeranno solo uno o due della
settantina circa di spettanza all’Italia. In effetti, ci saranno tre blocchi:
in ordine alfabetico, FI, M5S e PD. I sondaggi sembrano indicare che PD
e M5S (in quest’ordine) prevarrebbero. Ciò avrebbe varie implicazioni. In primo
luogo, se la distanza tra PD e M5S non è di almeno dieci punti percentuale,
esperienza insegna forte aumento delle tensioni all’interno del PD che
potrebbero portare ad una virata a sinistra dell’esecutivo (verosimilmente con
un nuovo presidente del Consiglio) e a un programma molto più marcatamente
redistributivo sotto il profilo di finanza pubblica e a un aggiornamento delle
riforme costituzionali.
Se FI si sbriciola, l’opposizione sarebbe tutta un
“Duello a Sinistra” per mutuare il titolo del bel libro di Luciano Cafagna
e Giuliano Amato di circa 35 anni fa.
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