Sarà un caos gioioso», così la fine
dell’euro secondo gli analisti Ubs
GIUSEPPE PENNISI
In Italia pochi ne parlano, ma a Parigi – dove è in corso il forum annuale dell’Ocse – se lo passano di mano un po’ tutti. Non è un documento segreto, ma un libretto pubblicato dell’Union des Banques Suisses UBS (e basta richiederne una copia per ottenerlo) su quello che è uno dei temi centrali delle ormai imminenti elezioni europee: l’euro. Ha in comune con un altro best seller nelle librerie parigine in queste settimane ( Pourquoi les Unions Monétaires Disparaissent – Perché le unioni monetarie spariscono – dell’economista Sandrine Voizot) di non essere diretto ai potenziali elettori anti-europeisti di Marine Le Pen o Ségolène Royal, ma ad un pubblico che di economia e di storia economica ne mastica. Aspetto importante del lavoro UBS è che spiega in modo succinto ma completo la fine dell’unione monetaria dell’Impero Austro-Ungarico e soprattutto quella dell’Urss.
Le differenze tra la fine dell’unione monetaria dell’Impero Austro-Ungarico avvenne per una determinante esterna: la Grande Guerra e la nascita di Stati Nazionali. Tuttavia, sino agli Anni Venti, la banca centrale dell’ex-Impero manteneva rappresentanze negli Stati Balcanici, nella Repubblica Cecoslovacca , nella Repubblica Ungherese ed anche nel Regno d’Italia; tutti questi Stati accettarono, per alcuni anni, la corona austriaca essenzialmente al pari delle monete nazionali, a tassi di cambio fissi. Tutto crollò a ragione, da un lato, della frammentazione del commercio e della finanza mondiale, dall’altro dalle forti spinte inflazionistiche nei Balcani prima e più che in Italia.
La morte dell’unione monetaria dell’Urss, invece, avvenne per implosione interna. Un aspetto interessante del lavoro UBS è che nel 1991, quando vennero create quindici banche nazionali nelle Repubbliche che non aderirono alla Federazione Russa, né la Gosbank di Mosca né i nuovi Governi e le nuove autorità monetarie dei nuovi Stati intendevano rompere un’unione monetaria che pareva vantaggiosa per tutti. Ci fu un periodo di «caos gioioso» almeno sino all’estate 1993: il nuovo rublo russo coesisteva sia con il vecchio rublo sovietico sia con i rubli (e simili) di nuovo conio. Molti economisti dell’ex-Urss pensavano che la «loro» unione monetaria sarebbe stata più solida (in quanto basata su decenni di tradizioni comuni) di quella che si stava faticosamente creando nella Ue. Dal caos gioioso si passò però all’anarchia monetaria, ponendo pressioni sul rublo. Gosbank, ed il Cremlino, stanchi d’importare inflazione vietarono la circolazione nella Federazione Russi di rubli sovietici emessi prima del 1993. E l’unione monetaria cessò di esistere. Attenzione, anche se numerosi svizzeri accusano l’euro di avere provocato un forte apprezzamento del loro franco. Tuttavia, ne La Filosofia della Storia Hegel scrisse che la storia non si ripete ma non tenerne conto delle lezioni porta a commettere errori.
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