Prende il via il nuovo “Maggio Fiorentino”
Questa settimana, con “Tristan
und Isolde” di
Wagner al Teatro Comunale, in via di dismissione, prende il via
la 77sima edizione del Maggio
Musicale Fiorentino. E’ solo la prima parte di
un’inaugurazione, la cui seconda parte avrà luogo all’Opera di Firenze, il
nuovo teatro (con impianti modernissimi) costruito ai bordi del Parco delle
Cascine con un programma in quattro parti in cui si assisterà a due atti di
differenti opere (“Otello” di Verdi e “Tosca” di Puccini) e due balletti (di
Ravel e Pãrt). Il programma (che si estende sino al 4 luglio) comprende altre
tre opere (“Roberto Devereux” di Donizetti, “L’amore delle tre melarance” di
Prokofiev ed “Orfeo ed Euridice” di Gluck) oltre a balletti ed a vasta serie di
concerti, con alcune delle migliori bacchette su piano mondiale. Torna anche la
musica contemporanea e l’elettroacustica. Per il ricco menu, i prezzi dei biglietti,
le prenotazioni, si suggerisce di consultare www.maggiofiorentino.it.
Il Maggio non è un festival come gli altri. Perché il Maggio è il
Maggio? Si chiede il musicologo Daniele
Spini nel presentare i festival. Per la sua storia – risponde
Spini – La storia di
un ente di teatro musicale nato da un festival, a sua volta nato da una
stagione sinfonica. Nel resto d’Italia il Novecento italiano è stato graduale
aggiunta di valori sinfonici al filone glorioso dell’opera: un paese del
melodramma che cercava sempre più di inserirsi in Europa senza perdere la sua
identità, creando stagioni sinfoniche a sé stanti o affiancando un numero
sempre maggiore di concerti alle stagioni liriche. Firenze invece ha percorso la sua
strada all’incontrario: nascendo proprio come istituzione europea, con
un’orchestra che alla sua creazione, nel 1928, sembrò solo la conseguenza
naturale della crescente dimensione internazionale di una città da secoli
votata come poche altre all’arte e alla cultura. Una scelta coraggiosamente
elitaria, allora: nel 1933, con il primo Maggio Musicale Fiorentino, sfociata nel più europeo dei
modi di far musica e teatro, con un festival – il primo in Italia, oggi il più
antico in Europa dopo Salisburgo – che proprio partendo dall’orchestra, nel
momento stesso in cui ribadiva i valori certi della grande cultura musicale
internazionale indicava anche vie nuove, nel repertorio come nella visione
generale dello spettacolo, coinvolgendovi il melodramma in misura forse inedita
per l’Italia di allora… Per questo anche oggi “Maggio” significa proposta, innovazione,
internazionalità, visione interdisciplinare della musica e dello spettacolo, concerti e mostre, serate
d’opera e convegni di studi.
In effetti, senza polemizzare con Spini, occorre ricordare che la
legge quadro sui teatri d’opera del 1936 (la prima in materia) dava al Maggio
di Firenze ed alla Fenice di Venezia due compiti speciali: la riscoperta al
primo e la musica contemporanea al secondo. E’ vero che ‘Tristano’ manca a
Firenze dal 1999 ma di “Orfeo ed Euridice” si sono viste varie edizioni di
recente , a Bologna ed in circuiti regionali e “Roberto Devereux” è opera di
repertorio. Solo “L’amore delle tre melarance” è una riscoperta, anche se ne
ricordo un’ottima edizione dei complessi del Mariinsky di San Pietroburgo a
Roma nel 1997. C’è tanto da riscoprire non solo nel barocco ma anche nel
Novecento: perché il Maggio non mette in scena quel capolavoro immenso che è
“Ulisse” del fiorentinissimo Dallapiccola, che si può vedere a Berlino,a
Francoforte ed anche negli USA ma che il festival ha rappresentato una volta
sola e per poche sere?
Queste sono domande a futura memoria perché – lo sappiamo – il
Maggio sta uscendo da una situazione finanziaria difficilissima. Il Commissario
Francesco Bianchi
ed il Direttore Artistico Gianni Tangucci, dopo avere effettuato riduzioni di
organico ed operazioni di contenimento della spesa, hanno l’obbligo di riempire
i teatri. Ciò comporta titoli noti da vendere ad altri teatri ed a canali
televisivi.
In bocca al lupo, Maggio.




















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