Maometto di Rossini
incanta Roma
di
Giuseppe Pennisi
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Maometto
Secondo di Rossini ha debuttato a Roma, dove è in scena fino all'8 aprile, a
quasi duecento anni dalle prime al San Carlo (1820) e alla Fenice (1822), che
furono due insuccessi clamorosi. Migliore è stato il destino della versione
parigina del 1826. Ignorata fino alle riprese della versione originale nel 1985
a Pesaro e nel 1986 a Parigi, l'opera è ora considerata da molti il capolavoro
del compositore.
Con Maometto, Rossini approda quasi a una
struttura wagneriana per durata, sinfonismo orchestrale e utilizzo di temi
conduttori. Ai quattro protagonisti richiede terrificanti difficoltà vocali
dentro un intreccio che riguarda la difesa, da parte dei veneziani, di
Negroponte assediata dalle truppe di Maometto Secondo, innamorato della figlia
del generale veneto incontrata girando per l'Europa sotto mentite spoglie.
Tratto da una tragedia di Voltaire, mette in scena lo scontro tra due mondi
separati da un muro invalicabile. Per il debutto romano, Pier Luigi Pizzi ha
adattato un allestimento approntato per La Fenice nel 2005. Sono più che
meritati i dieci minuti di applausi ai quattro protagonisti: Roberto
Tagliavini, giovane basso-baritono che sostituisce nel ruolo del generale turco
Alex Esposito (indisposto), Marina Rebeka, che appena ventenne entusiasmò il
festival di Pesaro nel 2008, Juan Francisco Gatell alle prese con una parte
mozzafiato e Alisa Kolosova per la grande aria della seconda parte. Risulta
priva di nerbo, specialmente nella prima parte, la concertazione di Roberto
Abbado. C'è da augurarsi maggior vigore nelle repliche. (riproduzione
riservata)
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