Ecco su cosa si basa la manovra prossima ventura sulla scrivania di Renzi
21 - 04 - 2014Giuseppe Pennisi
Le basi per i prossimi provvedimenti sono già sulla scrivania del
presidente del Consiglio. Matteo Renzi mastica di economia più di quanto non
sembri, anche grazie agli ottimi docenti che insegnavano la “triste scienza”
alla Facoltà di Giurisprudenza di Firenze negli Anni Novanta.
In primo luogo, c’è un Occasional Paper in corso
di diramazione dalla Banca d’Italia: ne sono autori Antonio Bassanetti, Matteo
Bugamelli, Sandro Momigliano, Roberto Sabbatini e Francesco Zollino. Il
documento analizza le risposte di politica economica dell’Italia al contesto
internazionale negli ultimi quindici anni – ossia nel decennio precedente la
crisi economica e nell’ultimo lustro. La conclusione (inconsueta per i lavori
di Via Nazionale) è politica: la frammentazione del sistema politico ha
bloccato i tentativi di riforma con effetti avversi.
In secondo luogo, un lavoro del Tesoro, della Università di Roma
Tor Vergata (Barbara Annichiarico, Fabio di Dio, Francesco Felici)
analizza, con una nuova strumentazione econometrica, le implicazioni della
“svalutazione interna” (stimata al 30% dalla Commissione Europea) nell’ultimo
lustro: gli effetti sull’export sono di breve periodo, più duraturi quelli
sulla produzione di alcune categorie di beni e servizi, ma l’impatto sulla distribuzione
del reddito è stato ed è “regressivo”.
In terzo luogo, uno studio (ancora inedito) di Pinar Topal
dell’Università Goethe di Francoforte esamina, con dati freschi ed una
strumentazione nuova, qual è il limite oltre il quale il rapporto tra debito e
Pil frena la crescita. Lo studio riguarda l’area dell’euro nel periodo
1980-2012 e in parte sconfessa la “dottrina dominante” secondo cui il debito
frena severamente la crescita se supera il 90% del Pil. In breve, se il debito
è al di sotto del 70% del Pil (più precisamente del 71,66) accelera l’aumento
del Pil; lo contiene se supera l’80% del Pil (più precisamente l’80, 21). Però,
oltre quel limite il freno si affievolisce gradualmente perché man mano che il
rapporto debito/Pil aumenta le politiche di consolidamento del bilancio dello
Stato diventano espansionistiche. Naturalmente, le soglie variano a seconda
delle condizioni specifiche di ciascun Paese. Per Topal, sarebbe ottimo un
debito non inferiore al 40% e non superiore al 95% del Pil. In parole povere:
ridurre la frammentazione politica (tramite una legge elettorale diretta a
questo scopo) è la premessa senza la quale non si fanno né riforme né politica
economica; la ‘svalutazione interna’ ha aggravato la posizione relativa delle
fasce deboli (specialmente delle famiglie a basso reddito) e, perciò, è da lì
che occorre ripartire; la “soglia” effettiva del debito pubblico a cui mirare è
il 95% del Pil (non il 60% del Fiscal Compact) da ottenere con
maggiore crescita, una spending review di qualità e valorizzazione
(e cessione) di attività economiche controllate da Stato ed autonomie locali.
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