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L'atto unico di Molino scuote Bologna in Milano Finanza 26 aprile
L'atto unico di Molino scuote Bologna
di Giuseppe Pennisi
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Qui non c'è perché di Andrea Molino, su libretto di Giorgio van
Straten, ha debuttato in prima mondiale a Bologna, dove è in scena fino al 29
aprile, ed è ispirato a Se questo è un uomo di Primo Levi. Il lavoro è
coprodotto dai teatri di Anversa, Rotterdam e Ghent ed è probabile vada anche
oltreoceano. È un atto unico multimediale di 90 minuti di grande impegno:
un'orchestra di 80 elementi in buca, due ensemble di percussioni sul
palcoscenico, due sassofonisti jazz a volte in scena a volte in sala.
L'orchestra fornisce
una piattaforma musicale (in cui si avverte l'influenza di Ligeti e Messiaens)
sulla quale si inseriscono il rock anni Settanta e il jazz. Due soli solisti
(David Moss e Anna Linardou) e una dozzina di giovani dell'Institute for Living
Voice che cantano, danzano e recitano (in varie lingue). L'impianto
multimediale risalta ancora di più nella settecentesca Sala dei Bibiena del
Comunale. Il libretto, denso di citazioni da Levi a Shakespeare, da Einstein a
Sereny, sviluppa non una vicenda ma cinque numeri musicali: dall'angoscia e il
terrore dell'emarginazione, principalmente giovanile, alla pietà connessa
all'acquisizione del senso di responsabilità degli uni per gli altri. Dalla
disperazione (il titolo è la frase di un guardiano di lager che toglie a Levi
il ghiaccio con cui tenta di tamponare l'arsura), si giunge alla speranza per
un'umanità migliore. Terza parte di una trilogia in cui i primi due lavori riguardano
rispettivamente le relazioni interetniche e interreligiose e i vincitori e i
vinti della globalizzazione, è estremamente attuale. Piace ai giovani
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