martedì 10 aprile 2012

OPERA, A CATANIA UNA GIOVANNA D’ARCO TORMENTATA DAL DUBBIO in Il Velino 10 aprile

OPERA, A CATANIA UNA GIOVANNA D’ARCO TORMENTATA DAL DUBBIO

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Roma - Tra gli spettacoli di carattere pasquale, particolarmente importante è la “Jeanne d’Arc au Bûcher” di Arthur Honneger su testo di Paul Claudel, presentato al Teatro Massimo Bellini di Catania nei giorni scorsi. Nel testo si ritrova il Claudel degli anni migliori: i protagonisti sono ispirati più dal dubbio che dal dogma. La partitura fu all’epoca considerata spregiudicata per l’uso di tecniche quasi cinematografiche (come le dissolvenze incrociate) negli 11 quadri (poco meno di un’ora e mezzo complessivamente) nel modulare una scrittura complessa ed un grande organico. Un'ovazione e un caloroso applauso durato dieci minuti hanno accolto l'attrice Lina Sastri al termine della rappresentazione. Applauditissimi anche Will Humburg, che ha diretto l’orchestra stabile del “Bellini” e gli attori Piero Sammataro e Agostino Zumbo, i cantanti Graziella Alessi, Ines Krome, Loredana Megna, Michele Mauro, Maurizio Muscolino, le voci bianche di Sandra Liurno e Samuele Cozzubbo, il maestro del coro Tiziana Carlini ed maestro del coro di voci bianche “Gaudeamus igitur” Concentus, Elisa Poidomani. Una conferma che il Massimo Bellini di Catania sta tornando ad essere un teatro che merita attenzione. Il lavoro mancava da Catania del 1960 e viene raramente rappresentato in teatri italiani. Negli ultimi anni si è visto al Massimo di Palermo nel 2003 ed all’Accademia di Santa Cecilia nel 2008.

Da una Giovanna combattente (quella di Verdi vista a Parma nel 2008) si passa ad una tormentata dal dubbio (quella di Claudel), a una la cui passione replica quella di Cristo (quella del luterano Dreyer e del cattolico Bresson) a una spettacolare e avvenentissima Pulzella (quella di Besson). Quattro sfaccettare differenti che interpretano le contraddizioni e le ambiguità di questo inizio di XXI secolo. Proprio in quanto interprete di contraddizioni e di ambiguità (pensiamo anche alla “Santa Giovanna” di George Bernard Shaw) oggi è tanto attuale. Uno storico britannico, Desmond Swerd, in “A Brief History of the Hundred Years War. The English in France (1337-1453)” (London, Constable & Robson, 2003) ricorda che l’impatto effettivo di Giovanna d’Arco fu molto limitato: la pastorella riuscì a infondere coraggio alle truppe fedeli al Delfino nel 1428-31 (ossia quando aveva tra i 16 ed i 19 anni, età in cui, dopo un lungo processo tenuto dalle autorità giudiziarie ecclesiastiche francesi, di parte “lancasteriana”, alleati, quindi, con gli inglesi),ma non dai britannici. Non ebbe esiti sulla conclusione finale della guerra. Lo stesso Re Carlo non fece nulla per salvarla se, a conflitto concluso, istruì la revisione del processo che portò all’annullamento di quello del 1431. La Pulzella venne in gran misura dimenticata in Francia sino alla débâcle di Verdun (1870) quando la Nazione agli stremi aveva disperatamente bisogno di un simbolo dell’unità nazionale. Nell’Ottocento, i lavori su Giovanna prodotti in Francia, in Italia ed in Russia si basano quasi interamente su Die Jungfrau von Orleans di Schiller, una lettura romantica (con anche una storia d’amore tra la fanciulla ed un giovane inglese) basato sulla tensione, tipica del romanticismo, tra missione tanto eroica da essere sovrannaturale e pulsioni umane.

Molto differente “Jeanne d’Arc au Bûcher”, l’incontro di due intellettuali di spicco di quello che è chiamato il “Novecento Storico”. Fu concepito mentre si sentiva già il rullo dei tamburi della seconda guerra mondiale. Ebbe appena un successo di stima alla prima esecuzione (in forma di concerto) a Basilea nel 1938. Esito strepitoso alla prima versione scenica, a Zurigo nel 1942, con la regia di Hans Reinhard. Alla “prima” in Francia un pubblico razzista si mostrò ostile alla protagonista, Ida Rubistein, ebrea, sulla cui interpretazione era stato, in gran misura, costruito il lavoro. Ciò nonostante, ci fu una tournée in ben 40 città della Francia di Vichy nel 1941. Il lavoro approdò a Parigi il 9 maggio 1943 in piena occupazione. La sua risonanza mondiale, però, si ebbe alla metà degli Anni Cinquanta quando, con Roberto Rossellini registra ed Ingrid Bergman protagonista, venne presentato all’Opéra, al San Carlo, a Palermo, a Londra ed a Stoccolma e divenne un film di un certo successo, ed un buon dvd. Il fulcro del lavoro sono i giorni, anzi, le ore tra il momento in cui Giovanna, sfiancata dalle torture psicologiche, abiura e quello in cui, ascoltate di nuovo “le voci”, va al martirio. (ilVelino/AGV)
(Hans Sachs) 10 Aprile 2012 13:12

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