giovedì 5 aprile 2012

OPERA, A BOLOGNA E FIRENZE REGALI SPECIALI PER I 60 ANNI DI RIHM in Il Velino 5 aprile

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OPERA, A BOLOGNA E FIRENZE REGALI SPECIALI PER I 60 ANNI DI RIHM

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Roma - Nell’immaginario comune l’Italia viene presentata come un Paese dove la musica contemporanea non è di casa. Le manifestazioni per i 60 anni di Wolfang Rihm (il 13 marzo scorso), uno dei maggiori compositori contemporanei, indicano come questa impressione sia superficiale. Rihm ha completato i suoi studi in composizione nel 1972 alla Hochschule für Musik Karlsruhe, solo due anni prima della premiere al Festival di Donaueschingen di Morphonie-Sektor IV, uno dei suoi primi e importanti lavori, che lo lanciò nella nuova scena musicale europea di quel periodo. Le pagine di questi primi lavori, seppur vicine alle avanguardie postbelliche, hanno un carattere vicino alla tradizione sinfonica del passato, tanto ad essere state considerate addirittura "reazionarie" rispetto alle avanguardie stesse (capeggiate da compositori quali Boulez e Stockhausen con il quale studiò nel 1973). In realtà, la poetica di Rihm è molto personale e prende le distanze sia della imposizioni delle avanguardie, sia dalle tendenze, tutte nostalgiche, dei tradizionisti. Compositore molto prolifico, ha all'attivo centinaia di brani completati, di cui buona parte ancora devono essere registrati; non considera mai un lavoro come terminato, molto spesso rivedendo le sue partiture anni dopo apportandone delle modifiche anche consistenti (ad esempio Ins Offene del 1990) la riscrisse quasi del tutto nel 1992, riutilizzandola, poi, come base per il concerto per pianoforte Sphere che a sua volta è stato da lui rielaborato per Nachstudie, un lavoro pianistico al quale mise ancora mano nel 2001 per scrivere prima Nachstudie, Sphäre nach Studie e poi Sphäre um Sphäre, intesa come una nuova versione di Sphere). Altri lavori importanti sono i 12 quartetti d’archi, l’opera Die Hamletmaschine basata su testi di Heiner Mueller, Die Eroberung von Mexico), opera basata su testi di Antonin Artaud, l'oratorio Deus Passus e, tra i lavori ancora più maturi, Dionysus-Dithyrambs, su testi di Friedrich Nietzesche.

Come regalo per il genetliaco, il Teatro Comunale di Bologna gli offre l’“opera da camera” “Jakob Lenz”- composta a 25 anni per l’Opera di Amburgo e subito diventata un grande successo in Europa e negli Usa. In Italia ha debuttato nel 1988 ad Alessandria e si è vista in diversi teatri (ad esempio, a Macerata nel 2007). Tredici quadri in 75 minuti con tre solisti (un tenore, un basso ed un baritono), un coro madrigalistico di sei voci ed un piccolo complesso strumentale. La produzione (regia e scene di Henning Brockhouse, costumi di Giancarlo Collis, concertazione di Marco Angius) ha debuttato il 30 marzo al Teatro Rossini di Lugo di Romagna (una piccola sala, perfetta per questo genere di lavori) ed è in scena a Bologna sino al 15 aprile. Lenz è stato un drammaturgo e poeta tedesco, amico di Goethe, passava da entusiasmi a depressione (oggi si parlerebbe di schizofrenia) e morì misteriosamente in una foresta del Baltico. Ne trasse una novella Georg Büchner in cui Lenz viene visto come una giovane vita che distrugge se stessa. Nel lavoro di Rihm, Lenz è, invece, la vittima di una società che, non comprendendolo, lo porta alla follia ed alla morte.

Il linguaggio musicale si riallaccia allo Schönberg espressionista ed all’articolazione in scene concentriche di Berg. collegate da interludi strumentali e caratterizzate dal recupero di forme classiche come il corale, il Ländler, la Sarabanda, il Lied. “Jakob Lenz” regge bene al passare degli anni. Non riempie le sale, ma vi porta pubblico giovane e piace anche grazie ai tre interpreti (Thomas Möwes, Markus Hollop, Daniel Kirch) , ai sei madrigalisti ed al piccolo ensemble orchestrale. Poche settimane dopo i 60 anni di Wolfgang Rihm verranno celebrati mercoledì 6 giugno al Nuovo Teatro dell’Opera di Firenze con l’Orchestra della Toscana, diretta da Daniel Kawka, che, con il baritono Leigh Melrose eseguirà la prima italiana di Der Maler träumt per baritono e orchestra; seguirà un’altra prima italiana Pelleas und Melisande op. 5 di Arnold Schönberg versione per orchestra da camera di Cliff Colnot. (ilVelino/AGV)
( ) 05 Aprile 2012 10:31

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