martedì 24 aprile 2012
METTIAMO UN PO' D'ORDINE IN MATERIA DI EUROBONDS in Il Velino 24 aprile
METTIAMO UN PO' D'ORDINE IN MATERIA DI EUROBONDS
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Roma - A fine 2011, la Commissione Europea ha proposto (in apposito ”Libro Verde”) nuovi “eurobonds” da affiancare ai “project bonds” in circolazione da decenni. Per evitare confusione, viene proposto un nuovo nome “stability bonds” che enfatizza il loro ruolo macro-economico. Il “Libro Verde” presenta tre opzioni senza prendere posizione: a) “stability bonds” per sostituire tutto il debito dell’eurozona con garanzie in solido di tutti gli Stati membri; b) “stability bonds” per sostituire parte del debito (ci possono essere numerose variazioni sul tema) con garanzie in solido; c) “stability bonds” per sostituire quote del debito nazionale con garanzia pro-quota di ciascun Stato membro.
Occorre dare atto alla Commissione Europea di avere presentato proposte innovative. Sino ad ora, gran parte delle proposte presentate in passato (pure i mai decollati “Ortoli bonds” ed i “Delors bonds”) riguardavano essenzialmente le spese per investimento , in particolare le grandi infrastrutture inter-europee. Le più recenti proposte Junker-Tremonti e Prodi-Quadro Curzio concernevano principalmente il nuovo indebitamento (tra cui il rifinanziamento dello stock di debito in essere man mano che vecchie emissioni giungevano a scadenza) ed anche i grandi progetti d’investimento. Queste nuove proposte sono state poi delineate ma non declinate nei loro aspetti tecnici. La documentazione, in italiano, forse più completa è nel “Dossier Eurobonds” del centro studi Astrid consultabile a www.astri-online.it , a cui si rimandano gli interessati.
“Socializzando” tutto o parte lo stock di debito pubblico si abbasserebbe il costo di rinnovo dello stock di debito per gli Stati ritenuti maggiormente “a rischio”, a torto od a ragione, da parte dei mercati internazionali. Le tre proposte sul tappeto escludono Grecia, Irlanda e Portogallo, i cui titoli sono classificati “spazzatura” dalle agenzie di rating. Spagna e Italia ne sarebbero i principali beneficiari. Stati fortemente indebitati come l’Italia dovrebbero mettere in atto anche strumenti nazionali (come il fondo “taglia debito” in merito al quale sono in discussione una dozzina di proposte). Non possiamo aspettarci che una “manna europea” cada dal cielo per risolvere i problemi che ci siamo creati con le nostre mani.
Occorre pensare che i primi “Federal Bonds” americani sono stati emessi per finanziare il debito di guerra della prima guerra mondiale, ossia circa un secolo e mezzo dopo la creazione degli Stati Uniti ed oltre 50 anni dopo la guerra di secessione. I tempi della politica e dell’economia si sono, senza dubbio, accorciati ma è difficile pensare che gli Stati che si considerano “virtuosi” siano pronti a garantire in solido i debiti di quelli che essi giudicano “discoli”. Nelle tre grandi categorie di “stability bonds” vengono delineate numerose variazioni. L’alternativa più prudente prevede emissioni congiunte di nuove obbligazioni con garanzie parziali di ciascun emittente, che resterebbe comunque responsabile per lo stock in essere. Quindi la trasformazione da debito “nazionale” a debito “europeo” sarebbe molto graduale con almeno due tipologie coesistenti per diversi lustri.
Si ricomincia a parlare di “eurobonds”e di “project bonds”. In materia dei primi, la settimana scorsa, tre centri studi hanno presentato proposte per sostituire con titoli europei, parte dei titoli di Stato nazionali. Quasi in parallelo, un Commissario europeo ha proposto di rilanciare “project bonds” europei per il finanziamento degli investimenti necessari alla ripresa.
Sino a tempi recentissimi, gli unici “eurobonds” sul mercato sono quelli emessi da istituzioni finanziarie europee come la Bei e la Bers. Al pari di quelli emessi da altre istituzioni finanziarie internazionali (il Gruppo Banca mondiale, le Banche regionali di sviluppo) sono sostanzialmente “project bonds”, garantiti da tutti gli Stati membri delle pertinenti istituzioni ma destinati al finanziamento di progetti d’investimento - in certi casi pure partecipando a capitale di rischio. In effetti, più importante della garanzia degli Stati “soci” delle istituzioni in questione, è la qualità degli investimenti finanziati sulla base di progetti sottoposti a rigorosa analisi finanziaria ed economica tanto ex-ante quanto ex-post (sia a completamento della fase di cantiere sia dopo un certo numero di anni di operatività a regime). Per questa ragione, i rapporti di valutazione ex-ante ed ex-post hanno di norma vasta distribuzione e sono, comunque, accessibili. Di recente, la BCE ha effettuato emissioni speciali di obbligazioni destinate alle banche, al fine d’alleggerire il peso del loro indebitamento e facilitare investimenti a investimenti privati direttamente produttivi. Anche questi appartengono, a mio avviso alla categoria dei “project bonds” (ilVelino/AGV)
(Giuseppe Pennisi) 24 Aprile 2012 11:40
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