venerdì 6 novembre 2009

LA BORSA DELLA FELICITA’ Il Tempo 6 novembre

Il legame tra buoni investimenti e bel tempo
LA BORSA DELLA FELICITA’
Giuseppe Pennisi
Dall’inizio dell’anno gli indici di Morgan Stanley dei mercati mondiali hanno segnato un aumento del 30% circa. La svolta è stata pronunciata dalla fine dell’estate tanto che alcuni osservatori paventano il rischio di nuove “bolle”. E’ una conseguenza dei primi segnali di ripresa? Oppure intervengono altre determinanti?
Sta riacquistando prestigio un’ipotesi lanciata alcuni anni fa: l’esistenza di una correlazione tra Borse e tempo – inteso ovviamente come condizioni meteorologiche non come testata del nostro giornale. Uno dei primi a lanciare l’ipotesi è stato Ben Jacobsen della Massey University in Nuova Zelanda (Paese dove piove quasi ogni giorno) in un paper scritto a quattro mani con Wessell Marquerin, dell’Università di Rotterdam (città nebbiosa, umida e piovosa). Jacobsen ha dimostrato, con un complesso lavoro statistico, che le Borse tendono a ristagnare (o a scendere) in estate mentre acquistano brio in inverno e primavera. Lo studio ha ricevuto, circa cinque anni fa, il Barclay’s Global Investors Prize, un’onorificenza accompagnata da un buon assegno. L’ipotesi innescò ironia da parte dei profani (siamo tornati agli aùguri o a guardare alla luna ed alle stelle prima di investire estire sui mercati?) ma pure un intenso dibattito tra gli specialisti di finanza. Uno dei maggiori motori di ricerca accademici elenca un centinaio di saggi scientifici pubblicati nell’arco degli ultimi cinque anni. Naturalmente c’è pure chi sui nessi tra tempo e denaro ha impiantato un’attività d’impresa: scrivendo a businessinfo@meteowatch.org o consultando meteowatch.org/financial_markets.html si possono acquistare abbonamenti oppure servizi personalizzati allo scopo di meglio giocare in Borsa dopo avere ascoltato o visto le previsioni meteorologiche nei programmi della radio e della televisione del mattino.
Dalla vasta quantità di analisi si trae anche un’altra conclusione: le giornate davvero buone sono quelle in cui, in inverno od in primavera, c’è un bel sole. Nulla a che vedere ovviamente con il fatto che i primi studi sono stati fatti nei cieli bigi della Nuova Zelanda e dell’Olanda.
Tutto ciò descrive nessi, ma non li spiega. E’ di questi giorni un lavoro di Cahit Guven ("Weather and Financial Risk-Taking: Is Happiness the Channel?" , SOEP Paper N. 218) che fornisce una spiegazione. Pure Guven lavora agli antipodi, alla Deakin University, non lontana da Mealbourne nell’assolata Australia. La spiegazione si basa su concetti e paradigmi molto contigui alla “economia della felicità”, di cui si è discusso molto di recente in Italia in occasione del”Rapporto Stiglitz” commissionato dal Presidente francese Sarkozy. In breve, secondo Guven il bel tempo (soprattutto le giornate piene di sole in inverno e primavera) rende felici . E la felicità rende più attenti nel prendere decisioni, di qualsiasi tipo, anche finanziarie, pure perché quanto più si è felici tanto più si conta di vivere. Il bel tempo, dunque, porta a decisioni più oculate in Borsa. Con vantaggi per tutto il mercato.

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