E I GIOVANI IMPARARONO A CONQUISTARSI IL LAVORO.
Giuseppe Pennisi
Dato che la mia professione consiste nell’insegnare, ho avuto modo di percepire la caduta del muro di Berlino principalmente attraverso il cambiamento di comportamento dei miei studenti – e dei miei colleghi di oltre 40 anni fa. I secondi erano quasi tutti della Germania occidentale – ho studiato in un’università internazionale , la Johns Hopkins University, a Bologna ed a Washington ed una delle mie prime pubblicazioni è stata scritta a quattro mani con un coetaneo tedesco (diventato successivamente un banchiere di successo a Francoforte). I miei compagni di studi ed i miei colleghi tedeschi in Banca mondiale (al cui servizio sono stato dal 1968 al 1986) avevano obiettivi e comportamenti analoghi ai miei. Pensavo che fossero tali anche quelli di coloro che erano cresciuti al di là del muro. Avevo avuto un primo cenno delle differenze a Washington nel 1982 quando la sorella (cresciuta in Sassonia) di un mio collega (cresciuto invece in Baviera) decise di tornare al di là del muro perché nel mondo occidentale “si deve scegliere sempre….c’è troppa, troppa libertà”.
Sempre in quegli anni invitai a cena un mio collega di Banca mondiale, rumeno, con la moglie. La Signora era professore di linguistica all’Università di Bucharest. Le chiesi se lavorava , a Washington. Lei ebbe uno scoppio d’ira : mio marito mi costringe a prostituirmi, disse. Fui il caos, lui urlò contro la prof. Prostituirsi, per lei, consisteva nel fatto che il consorte l’aveva invitata a cercare lavoro. A lei, che era stata presa dalla Transilvania e fatta diventare titolare di cattedra di lingue romanze all’Università di Bucharest. Non poteva concepire di fare colloqui professionali per interessare un potenziale datore di lavoro.
Alcuni dopo, nel 1988 o giù di lì, mi trovai a fare colazione con Pierre Hassner, a lungo direttore dell’Istituto Francese di Studi Internazionali e considerato uno dei maggiori conoscitori della Germania Est. Gli chiesi se i suoi studenti (in Germania orientale) , avendo letto Schiller, Schopenhauer e Goethe come quelli dell’Ovest, e parlando la medesima lingua, non fossero simili. “Differentissimi: un ventenne occidentale teme la disoccupazione, sa che per trovare un lavoro e fare carriera dovrà essere competitivo in conflitto con i coetanei; un ventenne orientale sa che ha il posto in ogni caso ma che la qualità dell’impiego e la carriera dipendono dalla cordata a cui è aggregato”.
Nel 2004-2006, ho insegnato analisi degli investimenti all’Università Tecnica di Berlino (vicino Tearpark, nei quartieri orientali, in locali che in passato erano stati la sede della Stati) e a Postdam , nei pressi di San Soucis , la “Versailles” di Federico II. Gli studenti erano quasi tutti dei Länder orientali. I corsi erano in inglese. Erano passati vent’anni dalla colazione con Hassner: tranne pochi “nostalgici” del posto assicurato (dal Partito) li trovai ancora legati al concetto di “legame” , ossia congrega, ma molto aggressivi e competitivi. In poco più di tre lustri il cambiamento era stato drastico.
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